Saturday 4 March 2017

Una storia...

Era quel periodo in cui cercavo, con grandi difficolta', di scrivere quel primo romanzo, cosi' doloroso da tirare fuori ma cosi' necessario da mettere su carta. Avevo raggiunto la convinzione che fosse necessario tirare quella storia fuori da me per tirare fuori con essa anche lei. Ma la Piccola aveva piantato gli uncini del ricordo cosi' in profondita' nelle carni piu' tenere del mio animo che ogni parola che scrivevo era un dolore che non potevo sopportare a lungo. Era come se il legame che avevo creato con lei, quello stesso legame che lei aveva da parte sua troncato cosi' repentinamente, avesse ottenuto vita e volonta' proprie ed ora lottasse per sopravvivere, per impedirmi di liberarmene. E cosi' la stesura del racconto andava a rilento: ne scrivevo una breve parte, risvegliando nostalgia e mancanza; rileggevo e correggevo quel che avevo scritto, indugiando in un senso di solitudine che mi isolava dal mondo circostante; abbandonavo il lavoro finche' il mio stato d'animo non si era nuovamente stabilizzato.
Per avere un parere obiettivo avevo eletto un'amica a "correttrice di bozzi". Il titolo era un gioco di parole che si riferiva ai nocchini (metaforici) che mi avrebbe dato per ogni errore di scrittura. Era una ragazza pedante, talvolta, quando si trattava della lingua italiana. Intelligente, acuta, dotata di un senso dell'umorismo che ti trapassava come una freccia quelle poche volte che si decideva a tirare la sua frecciatina. Come correttrice di bozzi lavorava alla velocita' di un bradipo, come lei stessa mi aveva confessato, cosa per cui la mia lentezza nello scrivere le andava perfetta. Ma quella era una storia che doveva uscire, stava facendo troppi danni la' dove si era annidata. Ed ero certo che si trattasse semplicemente di creare le condizioni giuste perche' uscisse, se non facilmente, se non in modo indolore, almeno velocemente e per intero.

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