Sunday 27 April 2014

Il Gruppo della Birretta

   Nel settembre del 2011 incontrai, in un pub vicino Covent Garden, @Apache71 (ora ha un nuovo profilo su Twitter, dato che questo ha dovuto chiuderlo a causa di una donna rivelatasi trooooppo gelosa). Io venivo da circa tre mesi di isolazionismo, durante i quali non ero riuscito non dico a creare dei rapporti di amicizia con nessuno, ma addirittura non ero riuscito a parlare con nessuno, dato che lavoravo con polacchi che mi parlavano in polacco sopra la testa come se neppure esistessi o con inglesi che parevano sforzarsi di usare un accento incomprensibile proprio per impossibilitare ogni tentativo di comunicazione. Apache, al secolo Luca, era il primo italiano che incontravo dopo aver deciso che non potevo tagliare fuori dalla mia vita la mia italianità. Ma questo argomento magari lo riprenderò in altra sede. Pensiamo a ciò che di importante accadde in quel pub, dato che decise la traccia di come avrei vissuto a Londra questi tre anni ormai sul punto di terminare, traccia dalla quale probabilmente non uscirò fin quando non lascerò questa Metropoli Farneticante.
   Durante la conversazione Luca dette voce ad un'idea che da un po' di tempo mi ronzava in testa. "Mi piacerebbe", disse, "creare un gruppo di italiani che si incontri regolarmente. Magari una volta a settimana." Quello fu il momento in cui nacque il Gruppo della Birretta, la cui paternità fu causa di alcune discussioni fra noi, dato che entrambi la reclamavamo. Luca avendovi dato voce, io avendovi già iniziato a lavorare, sebbene semplicemente provando a realizzare la proposta di un altro membro di Italiani a Londra che aveva invitato, chiunque volesse, a ritrovarsi per bere una "birretta" insieme. Tale proposta non si realizzò mai, dato che fu fatta durante i Riots e il propositore fu in seguito raggiunto dalla fidanzata e dagli amici ed ebbe di meglio da fare che incontrare altri connazionali  a lui sconosciuti. Ma qualcuno di coloro che si erano resi disponibili quella prima volta accettarono poi di incontrarsi in successive occasioni e lo fecero sotto il nome di Gruppo della Birretta. Iniziai allora un lavoro di organizzazione di incontri, che ben presto divennero regolari ogni weekend, dal venerdì sera alla domenica pomeriggio, tutti pubblicati in anticipo su Italiani a Londra, con la descrizione della meta, che fosse un museo o un pub per ballare la salsa, gli orari degli incontri e il journey plan del Transport for London (tfl.gov.uk) più ogni altra informazione utile o sfiziosa. Insomma, i miei post settimanali erano davvero bellini! 
   Piano piano, fra adesioni spontanee e arruolamenti eseguiti da me online e da Luca (di tanto in tanto) durante le sue peregrinazioni lavorative, arrivammo a creare un gruppetto discreto a cui si univano personaggi di passaggio. Di passaggio sia nel gruppo che a Londra. Nessuno di noi era un angelo, io con le mie paturnie, Luca con la sua testardaggine a non voler vedere certe cose neanche quando gliele sbattevi sotto il naso (tipo che McDonalds vende veleni, dato che lui è innamorato di McDonalds per questioni lavorative), tutti gli altri con le loro fisime personali. Ma nel Gruppo si era creata un'atmosfera rilassata, mancando secondi fini ed essendo mirato semplicemente allo stare in amicizia, senza bisogno di essere vigili contro approcci indesiderati. Questo portò il Gruppo ad essere composto per lo più da donne, che nella compagnia si sentivano sicure e tranquille: io e Luca eravamo gli unici uomini, spesso e volentieri, circondati da un numero di donne che variava dalle quattro alle dieci. Niente del genere "niente sesso siamo inglesi", anche perché inglesi non lo eravamo (grazie a Dio!); ma anche se poi ho scoperto che il caro Luca si è fatto le sue belle pascolate con qualcuna delle ragazze, il sesso fu una caratteristica marginale e non creò mai problemi. Che io sappia, almeno, ma essendo io mattiniero per necessità, per altrettanta necessità andavo a dormire prima degli altri, che una volta non più sotto il mio paterno controllo si sbizzarrivano di nascosto in attività sull'orlo dell' infantilismo che qualche piccola grana hanno creato.
   Una caratteristica comune univa tutti i membri stabili del Gruppo della Birretta: tutti avevamo dei problemi. E tali problemi influenzavano le nostre vite al punto che iniziai a descrivere il Gruppo della Birretta, a chi me ne chiedeva la natura, come un "gruppo di mutuo soccorso". Chi veniva da un matrimonio finito o travagliato e in procinto di rompersi, chi era venuta a Londra con la scusa di cercare lavoro ma in realta' per fuggire da un ragazzo con cui non riusciva a rompere, o chi si era trasferita a Londra per spurgare una relazione amorosa intossicante, ognuno di noi era in cerca di qualche tipo di conforto. Il Gruppo funzionò eccelsamente per alcuni mesi, attraverso tutta l'estate e l'autunno e l'inizio d'inverno che quell'anno furono particolarmente miti. Così miti che il 1 ottobre andammo a Brighton, dato che mi era venuta voglia di nuotare, cosa che feci nell'acqua sporca e gelida della Manica e che mi guadagnò un pisello ridotto ai minimi termini per le ore successive e una bronchite che non riuscii a guarire finché un angelo non trafugò degli antibiotici per me dall'ospedale dove lavorava (qui gli antibiotici te li danno solo se sei sul punto di sputare pezzi di polmone quando tossisci). Da Natale in poi l'attività del Gruppo rallentò fin quasi a fermarsi, spostandosi parzialmente sulla chat di Italiani a Londra, per riprendere a scartamento ridotto in primavera. Il Gruppo della Birretta aveva iniziato a perdere i suoi pezzi.
   La natura stessa del Gruppo era alla base della sua fine. Non era un fallimento, semplicemente il Gruppo aveva assolto il suo scopo e realizzato la sua natura. Essendosi formato intorno ai bisogni e problemi dei suoi membri, via via che ognuno di noi andava risolvendoli, si staccò contemporaneamente dal gruppo. Nuove compagne furono trovate, vecchi rapporti furono definitivamente troncati, ognuno andava ricreandosi una sua vita nel modo che gli era più consono. O almeno tentavamo.
   Alcuni membri del Gruppo scomparvero definitivamente, con altri sono rimasto in contatto. In questo modo si realizzò ciò da cui molte persone residenti a Londra da lunga data mi avevano messo in guardia fin dalle prime settimane: Londra è come un porto di mare, le persone vengono, stanno per un poco, ed un mattino scopri che sono ripartite, magari perché si son degnate di inviarti un messaggio mentre stanno per imbarcarsi sull'aereo. E molti non si degnano neanche. Mantenere a Londra delle conoscenze, se non delle amicizie, che siano durature è quasi impossibile. Anche chi viene qui deciso a rimanerci, più spesso che no, se ne va, volente o (raramente) nolente. Sono veramente poche le persone che, dopo una residenza di alcuni mesi, ritengano Londra un luogo dove valga la pena stanziarsi definitivamente, costruire una famiglia e crescere dei figli. Chi rimane, in genere, sono coloro che si ritrovano prigionieri dei loro stipendi. O che sono bloccate qua per altri motivi.
   Ad oggi, solo un'altra persona, oltre a me, rimane di coloro che erano i membri originari e permanenti del Gruppo della Birretta. Luca stesso ha colto al volo l'occasione di tornare in Italia, dove pare stia ricostruendosi una nuova vita come piace a lui (gli auguro in questo ogni bene). Nuovi amici sono entrati a far parte della mia cerchia, alcuni di recente, altri con cui avevo costruito un rapporto parallelo già nel 2011/12, ma il Gruppo della Birretta, con le sue scorribande per pub e musei, è definitivamente finito. E fra non molto io sarò l'unico membro del Gruppo restante a bazzicare i paesaggi originari che videro la nascita di belle amicizie ed amori più o meno durevoli. 
   E' stato un bel periodo, guardandolo in retrospettiva. Tormentato, altalenante tra felicità e depressione, irto di difficoltà, sia nella sfera personale che sul lavoro. Ma ricchissimo di esperienze, fra cui la nascita di questo blog che in parte è dedicato a raccontarle. Un bel periodo, ma che è prossimo a finire. Non molto tempo ancora e mi ritroverò al punto di partenza, dov'ero circa tre anni fa. Io pensavo di star camminando in un labirinto simbolico, ma forse i sentieri che sto percorrendo sono quelli di un dedalo. E non c'è Dio ad aspettarmi al suo centro, bensì il Minotauro.

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