Monday 13 January 2014

La mia Londra

     Penso che qualcuno, soltanto leggendo il titolo, abbia già capito che me ne è successa un'altra. A questo punto è ufficiale, sono un catalizzatore di sfiga, un attrattore di rogna. Statemi lontani che è meglio.
    Giovedì un corriere, TNT, passa da casa mia per consegnare un pacco. Nessuno è in casa quindi lasciano la cartolina per avvisare che sono passati ma non mi hanno trovato. Io ho scoperto la cartolina solo sabato mattina perché, molto gentilmente, l'inquilina del piano di sopra, una ragazza madre mussulmana che organizza i burka party per le amiche e non apre al delivery-man del take-away a cui ha ordinato il cibo (spesso  non apre neanche alle amiche), l'aveva ficcata fra i cumuli di posta che arrivano per i precedenti inquilini (in genere da agenzie di recupero crediti, bailif ed avvocati). La cartolina in questione non riportava segnato alcun nome e solo un 26 scritto a margine faceva pensare che fosse per questo indirizzo. E poi, 26A o 26B? Beh, la ragazza madre mussulmana l' aveva lasciata lì, probabile non aspettasse nessun pacco, quindi si supponeva fosse per noi. Dato che in queste settimane sono solo a casa non avevo neanche modo di chiedere alla mia compagna se lei aspettasse qualcosa. Io ho ordinato un bel po' di oggetti su Amazon, ma mi sembrava fosse arrivato tutto (ultimo una graphic novel -fa più chic che libro a fumetti- sulla vita di Leonardo da Vinci che è arrivato da New York). Telefono alla TNT, quindi. Mi mettono in linea col primo centralinista, spiego la situazione -ho trovato la cartolina ma non c'è nessun nome come faccio a sapere per chi è?-, fornisco il numero di delivery e cade la linea. Capita. Chiamo di nuovo, rispiego tutto questa volta ad una centralinista, fornisco il numero della delivery. Qual è il tuo nome? Glielo dico. Sì è per te. Viene dall'Italia, dalla ditta Tal dei Tali. Ah, okay. Strano, non aspettavo niente... Te lo rispediamo? Potete passare dopo le 4 del pomeriggio? No. E certo, figuriamoci se qui riescono ad organizzarsi per fare una consegna in una precisa fascia oraria. Cioè, una fascia oraria te la danno: fra le 8am e le 8pm. Lasciamo perdere, vengo a prenderlo io il pacco. Quando? Lunedì sera. Bene, segno tutto. Ricordati di portare un ID con fotografia e una proof of address. Ah, mi sovviene prima di chiudere la chiamata, quanto è grande il pacco? Mah, è circa un chilo. Ah, bene. Riesco a portarlo a casa con la bici. Del resto ho portato questa. Risata della centralinista e chiudo la telefonata interrogandomi su chi possa inviarmi un pacco. Di sicuro non è un orecchio della mia ex- moglie o di mio figlio, perché è chiaro a tutti che anche volendo non avrei modo di pagare un riscatto. Quindi? Boh...
    Solo a quel punto mi viene da pensare che la centralinista non mi ha chiesto lo spelling del mio nome. Chi conosce me e la mia compagna sa che abbiamo praticamente lo stesso nome, cambia solo la lettera finale. Chi non ci conosce può provare ad indovinare quale nome sia. Questi impiastri (i native English speakers) non riescono neanche a pronunciare i nostri nomi correttamente, figuriamoci se riescono a notare la differenza della lettera finale. Vabbe', a richiamare mi tocca parlare con un altro operatore, dico a me stesso, e finisce che faccio casino. Che fanno casino. Lunedì sera lo scoprirò.
    Controllo appropriatamente il percorso: sono più di quattro miglia attraverso East London, perdersi è un attimo. Oltre al passaporto, alla patente e all'estratto conto della banca, metto nello zaino anche la tessera sanitaria della mia compagna e la council tax bill su cui compaiono entrambi i nomi. Giusto per provare ad avere il pacco ugualmente anche se fosse stato per lei. Quindi parto, col buio ed un temporale che avanzano.
    Girare in bici in quest'area, dominata da guidatori appartenenti a quelle razze che una volta veniva definite "inferiori" (non sono più così sicuro che fosse a torto, anche se continuo a ripetermi che a Londra deve venirne solo la feccia e quelli intelligenti vanno da qualche altra parte) non è né semplice né sicuro. Già le strade fanno invidia alla più schifosa e malandata delle strade italiane, con buche, avvallamenti perennemente allagati (ho trovato una pozzanghera di due metri pure su una strada in salita, una volta), fessure, crepe e rigonfiamenti spesso di origine sconosciuta. Poi la segnaletica è penosa e assurda: pensate che in un tratto del percorso ho trovato una pista ciclabile costituita da una serie di disegni di una bicicletta applicati, ben distanziati fra loro, sulla strada a fianco della fila delle auto parcheggiate. Non si sono neanche presi la briga di mettere la linea tratteggiata per definirne la larghezza. Ma fa chilometraggio e così Boris può dire che ha fatto le piste ciclabili. Mmmh, ricorda l'Italia...
    A quanto detto sopra aggiungete i comportamenti non da incivili ma da selvaggi della popolazione indigena di questa zona depressa di Londra. Auto parcheggiate sulla bus lane, furgoni fermi sulla pista ciclabile, una Jaguar che quasi mi investe su una rotatoria per la fretta di inserirvisi, un'altra auto che riparte ad uno stop troppo presto e quasi mi colpisce di lato e per giunta mi strombazza mentre io mando il guidatore allegramente a farsi fottere, due negretti che dovendo attraversare in una zona buia (già sono neri e in più si vestono di scuro) lo fanno dove non c'è un attraversamento pedonale (la media è di un attraversamento pedonale ogni 50 metri) e sostano sulla bus lane in attesa che passino le auto, per decidere di tornare indietro proprio mentre mi sto infilando fra loro e il marciapiede. Ovviamente non mi avevano visto arrivare, e la comparsa improvvisa di una bici nel loro campo visivo ne ha fatto schizzare uno verso il marciapiede e uno verso il centro della strada per poi tornare a riunirsi esattamente sulla mia traiettoria. Ma di queste cose ne avevo già raccontato qui e qui, per chi avesse voglia di andarsele a rileggere. 
     Comunque, ne sto scrivendo, quindi significa che sono riuscito a tornare a casa. Col pacco? No, senza pacco. Ma non per il motivo che pensate voi. Ma andiamo per ordine. Riesco a trovare il deposito della TNT senza troppe difficoltà e mi reco all'ingresso, una guardiola di discrete dimensioni che da sulla strada e davanti a cui si deve passare per arrivare alle sbarre. Sono venuto per ritirare un pacco, dico. Il nero dietro la finestra, che ha aperto solo di dieci centimetri, è impegnato in una conversazione telefonica, come gli auricolari conficcati nelle sue orecchie pelose mi fanno capire. Ovviamente interromperla non si può. Number! mi fa. E va bene, eccoti il numero. E gli passo la cartolina. Richiude la finestra e chiama il magazzino (suppongo) usando il telefono interno e senza rimuovere gli auricolari dalle orecchie pelose. Avrà portato avanti le due conversazioni contemporaneamente? Dopo un minuto riapre la finestra e mi dice: Il pacco è stato lasciato al numero 24. Come?! Ma ho telefonato sabato e fissato per venire a ritirarlo io... Stai al 26 di Dorset Road? Sì. Il tuo vicino ha firmato per te. Ma perché non sono stato avvisato? Si stringe nelle spalle e richiude la finestra. Non ti sputo perché se no ti profumo.
     Ed eccomi quindi sulla via del ritorno. Arrivo a casa senza incidenti, anche se ci sono andato vicino, e suono alla porta del mio vicino. Mi apre un ragazzetto segaligno a cui mi presento. Lui mi da il pacco e gli chiedo quando lo avessero portato. Stamani, mi dice. Ok, grazie. 
    Nella maggior parte delle ditte per cui ho lavorato i miei colleghi si lamentavano per la mancanza di comunicazione, così forte al punto da sconfinare nel ridicolo. A quanto pare è molto comune. Tra parentesi, nessuna nuova cartolina è stata lasciata a casa mia, per comunicarmi che il pacco era stato lasciato al mio vicino. Dedico alla TNT, quindi, questa scultura che sta per essere installata nel Parco Olimpico.


     Se non sapete cosa il V sign significa leggete qui.

     PS una nota positiva c'è stata: ha cominciato a piovere solo dopo che sono rientrato a casa.

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