Tuesday 31 December 2013

I wish you a New Year as good as new wine


Originally, to write this post about the oncoming year, I meant to translate the previous post "Anno Nuovo". But suddenly I realized that I have no clue how to transport from Italian to English a concept I used in it. I built the whole message around "vino nuovo", and how could I explain what these two words bring with them? Since I wasn't just speaking about the new wine of the year, although about culture and folklore. More over my lack of skill, to understand it you must live in a land where wine is made. You need to know what the grape harvest means culturally. You need to know what style of life moves around a wine cellar. You need to know the colours and the scents and the flavours of the countryside during the grape harvest. You need to see the vineyard turning from green to red to yellow; you need to sniff the wet soil smelling of mushrooms; you need to taste the chestnuts and the wine yeast on your tongue.
I wish you to try the whole of it on the oncoming year. Then you'll be able to understand me wholly.
I wish you a new year as good as a new wine.


Anno Nuovo


Scusatemi, ma ad augurare un Felice Anno Nuovo proprio non ci riesco. E' troppo banale, e' troppo falso. Si', a volte riesco a rispondere un "Anche a te" quando me lo augurano. Ma quello e' il massimo di cui sono capace. Perche' in fondo sono solo parole vuote, un rituale che ci hanno ficcato in testa, una formuletta che la consuetudine vuole recitata al momento giusto.
E dov'e' la differenza, fra il prima e il dopo? Quella linea di demarcazione da cosa e' fatta? Non coincide col solstizio d' inverno, quando il sole raggiunge il suo nadir e tutte le notti dopo quel momento cominciano a farsi piu' corte; non coincide col solstizio d' estate, quando il sole raggiunge il suo zenith e ci offre il giorno piu' lungo dell'anno per poi scemare verso l'inverno. E neppure coincide con l'equinozio di primavera o con quello d'autunno, quando giorno e notte si equivalgono per durata. Neanche coincide con la fine dell'anno fiscale! E' solo un momento arbitrariamente deciso ed allo stesso modo e' stato arbitrariamente deciso che si deve augurare che cio' che viene dopo quel momento sia migliore di quello che c'e' stato prima.
E' un augurio, una speranza. Niente di male in cio'. Ma proprio non riesco a prendervi parte. Forse perche' cade in un momento che non coincide con nessuno dei miei bioritmi. Pero' l'idea dell'Anno Nuovo mi piace. E' un poco come il vino nuovo, il vino novello che si stappa agli inizi dell'autunno e si beve accompagnato da castagne o salumi. Magari davanti ad un caminetto acceso. E come potrei non augurare a tutti voi di vivere tale esperienza? Per un poco gli affanni vengono messi da parte, si sta insieme agli amici, o alla compagna di vita, o alla famiglia intera. Non si fa rumore, ma c'e' serenita', se non proprio allegria. Fuori dalle finestre e' buio e l'aria si va facendo fredda, ma a noi non importa, perche' il nostro corpo e il nostro spirito sono al caldo. E' un momento nato per la condivisione.
Vi auguro di assaporare quel vino, di condividerlo con chi amate. Vi auguro di trovare non cio' che cercate, ma cio' di cui avete bisogno. Vi auguro di trovare appagamento, che non significa smettere di anelare a qualcosa di migliore, ma semplicemente raggiungere la capacita' di essere felici.


The Wheel of Time turns...

... and Ages come and pass, leaving memories that become legend. Legend fades to myth, and even myth is long forgotten when the Age that gave it birth comes again. 
(The Wheel of Time, Robert Jordan)

Uk or Italy, Thatcher or Letta, it seems some problems are the same across countries and times.




I'm an ordinary man, nothin' special nothin' grand,
I've had to work for everything I own,
Well I never asked for a lot, I was happy with what I got,
Enough to keep my family and my home,
Now they say that times are hard & they've handed me my cards,
They say there's not the work to go around,
When the whistle blows the gates will finally close,
Tonight they're going to shut this factory down,
Then they'll tear it down.

I never missed a day nor went on strike for better pay,
For 20 years I served them best I could,
With a handshake and a cheque it seems so easy to forget,
Loyalty through the bad times and the good,
The owner says he's sad to see that things have got so bad,
But the Captains of industry won't let him loose,
He still drives a car and smokes a cigar,
And still he takes his family on a cruise,
He'll never lose.

Now it seems to me to be such a cruel irony,
He's richer now ever he was before,
Now my cheque is all spent and I can't afford the rent,
There's one law for the rich, one for the poor,
Every day I've tried to salvage some of my pride,
To find some work so's I might pay my way,
But everywhere I go, the answer is always no,
There's no work for anyone here today,
No work today.

And so condemned I stand, just an ordinary man,
Like thousands beside me in the queue,
I watch my darlin' wife tryin' to make the best of life,
God knows what the kids are goin' to do,
Now that we are faced with this human waste,
A generation cast aside,
For as long as I live, I never will forgive,
You've stripped me of my dignity & pride,
You've stripped me bare.

Italian spirit

The "old school" looks me very Italian style...




Friday 27 December 2013

Ai confini del Mondo

Sei giunto infine qui, ai confini del Mondo.
Guarda, guarda e dispera.
Disperati perche' non puoi andare oltre.
Disperati perche' sei giunto fin qui solo per fermarti e non andare piu' avanti.
Disperati perche' sei destinato a soccombere.

Sei giunto nel luogo dove il tuo ego finisce.
Sei giunto ai confini del tuo io.
Sei giunto ai limiti delle tue forze.
Le tue ossa saranno spezzate, e' solo questione di tempo.
La' ci sono gli Altri. E loro sono piu' forti.

Riflessioni estemporanee: reverse discrimination


Poco prima di Natale, la catena di supermercati di Marks & Spencer, una delle piu' posh e costose del Regno Unito, ha dovuto fare delle pubbliche scuse per un avvenimento che ha fatto indignare non pochi clienti fino a spingerli a fare le spese per i loro pranzi di Natale in altri supermercati. Nel perseguire la sua politica delle pari opportunita', cosa con cui qui in UK molti, troppi tendono a riempirsi la bocca per poi applicarla solo dove e quando fa comodo, M&S ha autorizzato i suoi dipendenti che per motivi religiosi non possono "toccare" ne' gli alcolici ne' la carne di maiale a rifiutarsi di servire i clienti qual ora il loro servizio richiedesse di toccare tali alimenti. E cosi' e' accaduto che una cassiera abbia detto ad un cliente, che aveva nel carrello una bottiglia di champagne, che doveva aspettare che un'altra cassiera si rendesse disponibile, perche' lei non poteva toccare la bottiglia di champagne. Il tutto molto gentilmente e realmente dispiaciuta, ma provate a mettervi nei panni del cliente: stai facendo la spesa, spingendo il carrello da un'ora urtandoti con persone d'ogni tipo, dopo una giornata di lavoro che magari non e' stata delle piu' semplici (di solito i problemi si presentano sempre all'ultimo momento, no?), al culmine di un periodo dell' anno che ormai non e' piu' considerato come uno dei piu' felici e piacevoli neanche nell' immaginario collettivo ed e' in realta' uno dei piu' frenetici e stressanti, e quando arriva il tuo turno alla cassa, dopo la signora anziana di colore mezza cecata che paga in coppers (le monetine piu' piccole) cercandole sul fondo del suo portamonete che e' grande come uno zaino da hiking, la ragazza indiana che ha fatto tutta la coda e poi imbusta la spesa e paga usando una mano sola e con tutto comodo senza smettere di parlare al telefono con un' amica raccontandole le piu' grandi stronzate che tu abbia mai udito e urlandole con una voce squillante e al tempo stesso nasale, e la donna inglese con bambina stracciapalle e color stracciatella al seguito che pure lei sta al telefono e che interrompe la chiamata solo al terzo tentativo fallito di pagare con la carta di credito ma solo perche' le serve il cellulare per sbloccare la carta e che scopre solo dopo due tentativi di sbloccarla che stava usando la carta sbagliata, dopo tutte queste cose arriva il tuo turno e la cassiera ti dice, magari a meta' del tuo conto, che devi aspettare che un/una collega si liberi perche' lei non puo' toccare alcol per motivi religiosi. In un supermarket dove il settore degli alcolici e' piu' grande di casa tua e che ti ha permesso di ripassare tre anni di studi di geografia e scoprire l'esistenza di ben quarantasette nazioni di cui non conoscevi l'esistenza. Se a questo punto non dai inizio ad una crociata contro gli infedeli sei una persona cosi' pacifica che ti meriti il Premio Nobel per la Pace. Oppure sei ben conscio che vivi a Londra e che se provi a dire qualcosa contro un mussulmano finisci alla pubblica gogna, perche' le casse delle banche islamiche sono piene di contante e Cameron vuole che quei quattrini siano investiti in UK.
Se non vuoi/puoi toccare alcol e carne di maiale, mi pare il minimo che tu non vada a cercar lavoro in un posto dove tali prodotti sono venduti. E' come se io, giardiniere, mi rifiutassi di potare una pianta perche' la mia religione non me lo permette. Devi essere una religione riconosciuta per ottenere tale diritto, direte voi. Se in UK i Cavalieri Jedi di Guerre Stellari sono riconosciuti come religione, vi rispondo io, non deve essere cosi' difficile ottenere tale riconoscimento. Basta essere in numero sufficiente, e ne posso facilmente trovare in numero sufficiente di lavativi che cercano una scusa per non alzare pesi e non lavorare il lunedi'. Facciamo il martedi', perche' se sei Briton l' hang over e' gia' scusa accettata per non recarsi al lavoro di lunedi'. Insomma, Londra e' piena di kebab shop, vattene a lavorare li'. Ma credo che i kebab shop non assumano donne. Ma non e' discriminatorio?! Oppure, se tu grande azienda vuoi farti bella e rispettosa della legge, fai in modo che cio' non crei difficolta' a me cliente. Perche' altrimenti diventi discriminatorio proprio per non esserlo, di una discriminazione al contrario e solo per la paura di essere additato come razzista e discriminatore.
Questa e' una vera e propria fobia in UK, derivante da decenni, secoli del piu' feroce, freddo, calcolatore e sprezzante razzismo. Una fobia che le correnti "progressiste" hanno cavalcato e usato a proprio vantaggio, esattamente come in Italia, instillando nelle persone una vergogna che spesso non ha motivo di esistere, dando il via a situazioni che sono a dir poco paradossali. E cosi' la lavagna nelle aule di scuola, la blackboard, e' prima diventata una greenboard e poi una whiteboard. Perche' chiamarla blackboard poteva offendere la black people. E chiamarla greenboard poteva essere offensivo per i marziani? Il passaggio dalla green alla whiteboard deve essere accaduto negli anni '70, in piena moda letteraria di invasioni da Marte. Vedi mai che i marziani esistono davvero e sono pure verdi e vengono a conquistare la terra e noi li offendiamo chiamando la lavagna greenboard. Ma allora perche' la whiteboard non e' offensiva per i bianchi? E poi abbiamo stuoli di persone piu' o meno colorate e piu' o meno abbronzate, soprattutto in ambiente accademico, che ogni qual volta fanno loro notare che qualcosa non va bene (in genere perche' hanno detto o fatto una stronzata di proporzioni galattiche), fanno gli offesi e dicono:"Mi dici questo perche' sono nero!" Oppure: "Mi dici questo perche' sono color cacchetta!" No, te lo ha detto perche' sei un idiota patentato, e non ha niente a che fare col colore della tua pelle bensi' con le dimensioni del tuo cervello atrofizzato dal junk food con cui copri di brufoli il tuo culone obeso dall'eta' di 10 anni. E a ruota arrivano complain per ogni trattamento o risposta che non piace e per ogni richiamo all'ordine e alla disciplina; e tentativi troppo spesso riusciti di svicolare le regole, le code e le precedenze; e tentativi di far soldi adducendo la discriminazione ogni volta che un "diversamente colorato" viene scartato ad una selezione in cui ha palasemente dimostrato la sua profonda ignoranza e totale incapacita'.
Una variante abbastanza comune e': "Lui/lei ha offeso la mia religione!" In genere usata quando si rendono conto di essersi arroccati su una posizione indifendibile nell'atto di un litigio o di una richiesta pretenziosa, nel tentativo di stravolgere la situazione e nascondere l' idiozia commessa o proferita. La religione non era neanche stata nominata, ma l'argomento fa presa quasi sempre. Indipendentemente se chi e' chiamato a giudicare sappia o comprenda che si tratta di una menzogna oppure no: il mondo e' pieno di Ponzio Pilato, disposti a crocefiggere un innocente pur di mantenere la pace.
Alla fine della fiera, questa fobia sociale porta come risultato una discriminazione a rovescio. Gente di colore e mussulmani hanno imparato bene a marciarci sopra questa situazione e, nelle selezioni, nell' assegnazione di benefit e posizioni di studio o lavorative, e nella risoluzione di qualsiasi tipo di vertenza, universita', gruppi politici e grandi imprese finiscono spesso per discriminare chi non sia di colore o mussulmano soltanto perche' non si possa accusarli di razzismo. Il tutto aggravato dal fatto che questa fobia e' appunto solo sociale, ovvero le persone, singolarmente, non credono realmente che ci sia alcuna discriminazione, e sono anzi alquanto stanchi di questa situazione, ma poi agiscono diversamente quando le loro azioni potrebbero essere additate come razziste o discriminatorie davanti all' opinione pubblica, per paura che cio' possa comportare un danno di immagine e quindi economico.
Perche' di soldi soltanto si tratta, alla fin fine. Per fare un esempio, uno dei ristoranti di Jaime Oliver che ha visto un litigio fra due dipendenti, dove uno dei due ha offeso l' altro chiamandolo "sporco negro" e l' altro ha risposto con "fottuto mussulmano", essendo la comunita' islamica la piu' numerosa e forte in UK (tenete conto che molti neri sono mussulmani) e quindi quella con piu' potere di spesa e di boicottaggio, ha forzato il dipendente di colore a dare le dimissioni. Poco e' importato che il mussulmano avesse cominciato il litigio e che in una situazione del genere la legge preveda una punizione pari per entrambe le parti. Un altro esempio e' quanto accaduto alla mia compagna. In UK la maternita' e' vista come una cosa molto importante da lungo tempo. Per capire quanto pensate che e' ancora in vigore una legge del 1800 che autorizza le donne in cinta a fare pipi' ovunque, perfino nell' elmetto dei poliziotti, che qualcuno afferma sia stato addirittura modellato appositamente per rendere l' atto piu' confortevole alle signore. Leggete la numero 6. Trovare la grata fognaria o altro scarico piu' vicino per sversare il contenuto dell' elmetto e' poi, ovviamente, compito del bobby. Ma allora perche' ogni anno una media di 50.000 donne al rientro dalla maternita' non riescono a riavere il loro posto di lavoro? E in quest'ottica, quando la mia compagna ando' a firmare il contratto triennale per il phD, giunti alla clausola che le conferiva il diritto a tre mesi di "maternity leaving", la manager con cui stava parlando batte' il dito sul contratto, scosse la testa e disse: "C'e' scritto, ma scordateli. Se rimani in cinta trovano il modo di metterti fuori dal progetto."

Insomma, sembra che l' unico a non essere mai discriminato sia il signor Mammona. Probabilmente perche' lui appartiene ad ogni razza ed e' membro di ogni religione. L' unico vero cosmopolita del nostro mondo.

Thursday 26 December 2013

Riflessioni estemporanee: the dark side of the apple


Mi capita spesso di rimanere estremamente sorpreso da quanto diversamente le persone vedono quello che hanno intorno o parlano della loro vita e delle loro relazioni rispetto a come esse appaiono a me. E' ovvio che guardando una cosa da due punti di osservazione differenti, differente sara' anche cio' che di quella cosa si vede e differente sara' la percezione della cosa stessa. Per capirsi, due persone possono guardare la stessa mela da punti di osservazione diametralmente opposti: la prima persona vedra' una sola meta' della mela, lucida e rossa e attraente, mentre la seconda persona avra' magari davanti una parte della mela che' e' marcita e risultera' quindi non piu' cosi' attraente.
Stessa cosa succede quando osserviamo la realta' in cui viviamo, che essa ci coinvolga in prima persona o che ci veda come semplici osservatori. Se guadagni un buono stipendio, vedrai la societa' di cui fai parte con un' ottica completamente differente da chi uno stipendio buono non lo guadagna: rapporterai l'intera' societa' al settore del tuo impiego e ti manchera' il tempo o il desiderio di esplorare la restante parte della societa'. The dark side of the apple, appunto. Non la vedi da dove ti trovi, dove ti trovi ci stai bene, e non hai necessita' di muoverti per girare intorno a quella mela e andare a vedere cio' che la persona di fronte a te vede. E non solo non hai necessita' di spostarti per andare ad osservare direttamente l'altra meta' della mela, ma neanche hai il desiderio di farlo, perche' sapere che l'altro lato della mela e' marcio ti rovinera' il gusto di quella mela. Molto meglio non sapere come sia l'altra faccia della mela ed assumere per inferenza che tutta la mela sia sana. Quindi ogni osservazione fatta dalla tua controparte, sara' facilmente archiviata come la lamentela di chi non ce l'ha fatta, per sfortuna o incapacita'.
Ma siccome in qualsiasi situazione, a lungo andare, e' difficile che non si venga in contatto con cio' che sta sull'altro lato, per puro caso o perche' qualcuno prima o poi irrompe di prepotenza nella tua vita e quel marcio che non vedevi te lo sbatte in faccia, ecco che si innesca un meccanismo di difesa. Talvolta e' difficile accettare tale realta', e cio' per un innato senso di giustizia, ammettere che a te e' toccata la parte sana della mela mentre ad un altro e' toccata quella marcia, e cio', in fin dei conti, per pura casualita' o in seguito a parametri fissati arbitrariamenti da una terza parte i quali poco hanno a che fare col merito e col demerito. Per poter scendere a patti con questa situazione, per poterci convivere, attiviamo un processo di negazione o deformazione della realta' che viviamo. Certe cose non le vediamo, o le rimuoviamo seduta stante dalla nostra memoria; camminiamo senza vedderle a fianco di situazioni miserevoli che coinvolgono altri esseri umani; ripetiamo a tutti quanto la nostra situazione sia soddisfacente, che non la cambieremmo o che non ci pentiamo minimamente delle scelte fatte perche' cio' a cui abbiamo dovuto rinunciare era ben poca cosa in confronto a cio' che abbiamo ottenuto in cambio.
Mi viene il dubbio che tale continua e costante ripetizione sia piu' che altro rivolta a se stessi. E questo accade per il lavoro, lo stile di vita che a quel lavoro e' collegato, le relazioni sociali che possono essere costruite, dalle piu' superficiali come quelle di vicinato, passando per quelle un poco piu' importanti come le persone con cui si esce insieme, fino ad arrivare a quelle piu' profonde come col partner di vita. Incontro troppe persone che si dichiarano soddisfatte di cio' che hanno per riuscire a far combaciare questa presunta realta' con la nostra societa' sempre insoddisfatta, in crisi con se stessa e disperatamente incapace di cercare una direzione verso cui evolversi.
Non so poi se tale insoddisfazione sia dovuta ad una innata incapacita' dell'essere umano di trovare appagamento su questa Terra, cosi' come Dio disse ad Adamo che gli sarebbe successo quando lo scaccio' dal Giardino dell'Eden, o se sia frutto del rifiuto di fin troppe persone ad ammettere che viviamo una realta' che ha smarrito o mai ha posseduto la giusta misura delle cose, o se la seconda ipotesi sia solo la naturale conseguenza del primo stato di fatto. Ma di sicuro il non voler ammettere che quella mela e' mezza marcia non porta niente di buono a nessuno.
Due cose potrebbero essere fatte per risolvere questa situazione. Le due controparti si mettono insieme e per eliminare l'ingiustizia decidono di buttare via la mela marcia. Ma si sa, chi ha ottenuto qualcosa, per quanto poco esso sia, per quanto ingiusto socialmente sia il modo in cui lo ha ottenuto, difficilmente sara' disposto a rinunciarvi. Molto piu' onesto sarebbe per questa categoria di persone, piuttosto che negare la realta' dei fatti, decidere di tagliare a meta' quella mela per tenersi la loro meta' ancora sana e gettare quanto piu' lontano possibile l'altra meta'. Ma come ai piu' manca la forza di rinunciare a cio' che hanno ottenuto, allo stesso tempo mancano del coraggio di lasciare le loro controparti al loro destino.
Ricordatevi che il marcio penetra fino al centro della mela, e prima o poi di quel frutto non restera' niente per nessuno. Venite a fare un giro dal nostro lato oppure decidetevi a tagliarvi la vostra parte e gettateci via, prendete una decisione finche' avete ancora tempo a sufficienza per agire, oppure prima che qualcuno di coloro che si trovano sul lato "sbagliato" decida che ne ha avuto abbastanza e che e' giunto il momento di venirsi a prendere qualcosa dalla vostra parte. In fondo si tratta di un fenomeno sociale ricorrente e raramente e' capace di colpire sufficientemente in alto da raggiungere i reali responsabili delle ingiustizie sociali.

Wednesday 25 December 2013

Burp...

...mangiato e bevuto da far schifo, ieri sera. Ma oggi ho gia' detto ai cadaveri deambulanti per casa mia, che dovranno impegnarsi di piu': il frigo e' ancora pieno di cibo e di alcol.

Monday 23 December 2013

Strays' Christmas Eve Dinner

Iniziati stamani i preparativi per la cena di domani sera, organizzata per raccogliere quei pochi randagi fra gli italiani del gruppo rimasti a Londra per Natale. Non molti, a dire il vero. Anche i piu' appassionati amatori della capitale britannica e i maggiori detrattori del Belpaese, chissa' perche', rientrano sempre in Italia in questo periodo. Sara' il richiamo del cibo buono, quello della famiglia o semplicemente la necessita' di passare in compagnia un periodo che sarebbe altrimenti fra i piu' deprimenti dell'anno, fatto sta che le compagnie aeree riempiono i voli di tutte le rotte verso la penisola italica. Ed ovviamente i prezzi sono adeguati alla situazione. Del resto, se non hai una famiglia (o dei veri amici), il Natale a Londra puo' essere veramente duro. Anche se dici di preferire UK all' Italia. Il giorno di Natale, poi, l'unico divertimento e' quello di andare a guardare i turisti che vagano incazzati neri per una citta' che si e' fermata completamente: niente Underground, niente treni, niente bus; ristoranti e negozi chiusi e chi non si e' organizzato puo' avere problemi anche a mangiare. Spesso l'unica soluzione e' raggiungere il Londonistan, l'East End londinese, oramai popolato per la maggioranza da mussulmani, che ovviamente non chiudono a Natale, per festeggiare il Natale con kebab e analcolici pensando al minicab che ti ci ha portato dal centro ad una tariffa doppia di quella usuale.
E veniamo al Londonistan, di cui Upton Park, localita' del borough di Newham, dove ora risiedo, parrebbe esserne il cuore. A Newham la comunita' pakistana si puo' dire e' la predominante. Di sicuro lo e' nel council, al punto che non si muove voglia che il paki non voglia. Non si parla di un occhio chiuso ogni tanto: entrambi gli occhi sono chiusi e la testa girata da un'altra parte. Un'infinita' di negozi tutti uguali, tutti con gli stessi prezzi, tutti con troppi pochi clienti per pensare che possano rimanere aperti, tenuto conto di quanto costano gli affitti a Londra. Come per tanti ristoranti e altri negozi cinesi a Prato, che resistevano tre anni senza clienti quando un italiano non resisteva tre mesi. Il money laundering, il riciclaggio di denaro illecito, e' la prima cosa che viene in mente. Un numero di posti auto riservati per disabili che alza notevolemente la media nazionale (ce ne sono almeno due o tre in ogni strada, almeno), regole igieniche assenti quasi totalmente nei negozi di alimentari. Coversioni di destinazione d'uso di fabbricati, in genere trasformati in dormitori, ignorate per i tre anni necessari a fornire loro legalita' (noi abbiamo i condoni edilizi, loro si arrangiano cosi').
Ma certi discorsi e' bene non farli. Il parlamentare che ha osato dire che in certe comunita' asiatiche la corruzione e' endemica, riferendosi in particolare a quella pakistana, ha dovuto poi scusarsi. Poco importa che il Pakistan sia al posto 127 su 177 nazioni nel Corruption Perception Index. Parliamo, invece, delle tradizioni religiose di questa comunita', come quella di offrire pietanze agli antenati. E cosi', camminando per le strade di Newham, si puo' assistere, come successo a me e alla mia ragazza stamani, di vedere due bambine correre fuori di casa e rovesciare avanzi di pane ai piedi di un albero piantato lungo il marciapiede. Oppure di passeggiare lungo le rive di un lago nel parco di Epping Forest e dover fare lo slalom fra monti di riso crudo, strisciate di riso al curry, avanzi di carne dai coloriti insoliti. Tutto cibo che andra' ad ingrassare la popolazione di ratti che costituisce la piu' numerosa comunita' di Londra. Mi meraviglio non abbiano ancora voce nel Greater London Council. Le regole sanitarie ed igieniche vanno a farsi friggere, quando entrano in gioco quelle religiose. Anche se non sono sicuro che questa sia una tradizione islamica. Ma ad essere onesto, io ancora non riesco a distinguere un gruppo da un altro.
Ma qualcosa di buono si trova pure qua: un ortolano con una discreta varieta' di frutta e verdura (frutta esotica, per lo piu': con questa cena abbiamo consumato la nostra dose di emissioni di CO2 per il 2014), un macellaio piu' pulito della media (anche se orribilmente distante dagli standard cui un italiano e' abituato) e alla fine il necessario per la cena lo abbiamo trovato. Anche se abbiamo dovuto rinunciare al pesce: poca scelta e quel poco con un aspetto veramente miserabile, insomma non invogliava affatto. I nostri anticorpi non sono forti abbastanza da permetterci di sopravvivere ad una cena a base di pesce comprato a Newham. Quindi lasagne e pasta al forno vegetariana per la vigilia, e tortellini in brodo e bollito di manzo per Natale. E poi, grazie al Lidl, abbiamo crostini, verdure e funghi sottolio, panettone, vino e spumante italiani e pate' francesi; il supermarket Morrison vende al banco affettati Negroni (non la prima scelta se stai in Italia, ma qua sono i benvenuti); e in un negozio turco vicino Forest Gate Station ho trovato grappa veneziana, limoncello, pasta phyllo (cosa sconosciuta ai piu', qui in Albione) per fare delle torte salate e formaggi rumeni, fra cui il famoso "kashkaval", che magari non ha niente a che spartire col nostro cacio cavallo, ma vi assicuro che e' buono . E della salsiccia secca arrivata direttamente dal casertano sta ancora appesa in attesa degli ospiti ormai da piu' di un mese.
Un Natale con gli amici invece che in famiglia, per chi una famiglia non ce l'ha piu' o non ha la possibilita' di raggiungerla. Ci sara' sicuramente un brindisi alla normalita' di vita in parte ritrovata.

Wednesday 18 December 2013

Scapegoat: perche' UK non vuole i migranti europei

Un poco di numeri stasera, giusto un commento superficiale alla campagna mediatica che sta imperversando in questi mesi riguardo le proposte di porre un tetto all'immigrazione EU, oltre che limitare l'accesso dei EU migrants ai benefits. Alcune premesse:
-a parte l'ingiustizia o meno di limitare l'accesso ai benefits in un sistema semplicemente ridicolo che paga la gente per starsene a casa e che ha portato UK ad essere probabilmente la nazione con piu' ragazze madri in Europa e mogli divorziate che ottengono 20.000.000£ dall'ex marito ed anche un appartamento pagato dal council, l'impatto sui migranti dall'Unione Europea sarebbe probabilmente minimo, in quanto l'uso di benefit che fanno e' minimo e temporaneo: in accordo con i rapporti givernativi questi hanno pagato, negli ultimi 10 anni, il 36% in piu' di quanto hanno preso in benefits, dove benefits ritengo includano anche il servizio sanitario; al contrario i British, nello stesso periodo, hanno preso in benefits l'11% in piu' di quanto hanno pagato in tasse;
-il 60% almeno delle famiglie British riceve un qualche tipo di benefit, dalla jobseeker allowance al baby benefit all'house benefit;
-non si vedono molti europei in eta' da pensione, a Londra e dintorni: il numero maggiore che ho visto e' ad Enfield, italiani venuti qui negli anni 50/60 e che stanno tutt'ora lavorando o che la pensione se la sono guadagnata qui;
-la polemica riguardo all'Health Tourism, parallela a quella del Benefit Tourism, e' stata a sua volta sbugiardata, in uno studio che mostra tra l a'ltro come UK sia un esportatore netto di pazienti;
-il maggior flusso migratorio attualmente in atto arriva dalla Cina, con semplificazioni varate dal governo appositamente per loro nell' ottenimento della VISA.

Con queste premesse vi consiglio di leggervi questo articolo completo di commenti. Ma cio' che veramente importa e' la tabella che di seguito riporto.

La tabella e' senza dubbio faziosa, mira a supportare la paura del rumeno (e bulgaro). Nonche' la paura del migrante EU in genere, con numeri cosi' alti di lavoratori attivi. Tutti posti di lavoro che i British hanno perso. O che non hanno voluto o che non sono stati capaci di prendere, ma questo apre una polemica diversa. Quello che appare strano e' il fatto che vengano riportati i numeri dei lavori stranieri in relazione alla percezione dei benefits. E alla penuria monetaria che vi si accompagna.
In base ai dati del Census 2011, in Inghilterra e Galles risiedono:
- 4.213.531 asiatici;
- 1.864.890 neri;
- 2.543.622 bianchi non British ne' Irish.

Sommando invece i numeri della tabella per rapportarla alla suddivisione operata nel censimento, otteniamo che:
- 1.932.000 sono i lavoratori bianchi provenienti da tutta Europa, USA, Nuova Zelanda e Australia con l'aggiunta di un arbitrario 50% di quelli provenienti dal Sud Africa, supponendo che tale sia il numero dei bianchi fra di loro;
- 705.000 sono i lavoratori africani, comprensivi del restante 50% di migranti sudafricani;
- 1.735.000 sono i lavoratori "asiatici", se si suppone che "Rest of the world" siano tutti asiatici (e non credo lo siano, dato che il Sud America non e' menzionato in alcun modo nella tabella) e se lo si somma a Pakistani, Bangladeshi e Indiani.

Facciamo alcune sottrazioni:
4.213.531 asiatici - 1.735.000 lavoratori "asiatici" = 2.478.531 persone che non lavorano
1.864.890 neri - 705.000 lavoratori africani = 1.159.890 persone che non lavorano
2.543.622 bianchi - 1.932.000 lavoratori bianchi = 611.622 persone che non lavorano.

In percentuale, quindi, le persone che non lavorano e quindi si presuppone gravino sul sistema sanitario e sul welfare sono: quasi il 59% fra gli asiatici (ma in realta' molti di piu' in accordo con la tabella), oltre il 62% fra gli africani e un poco piu' del 24% fra i bianchi. E gia' come numeri assoluti queste cifre parlano abbastanza chiaro su quale componente della societa' britannica sia un maggior costo. 

A questo punto pare piu' che evidente che i migranti EU, dotati in media di maggiori qualifiche tecniche in rapporto ai migranti da altri continenti e con una "morale" del lavoro che li porta a fare meno affidamento sui benifts, siano solo un capro espiatorio. E cio' per un motivo molto semplice: il governo britannico vuole convincere i cinesi e i mussulmani ad investire in UK, come Cameron ha piu' volte annunciato. Non solo l'economia britannica si basa sulla presenza massiccia di stranieri, al punto che in uno scenario immaginario in cui dovessero essere tutti espulsi lo Stato collasserebbe per carenza di insegnanti, medici, ricercatori nonche' di lavoratori edili, commercianti e semplici commesse di supermercato, ma soprattutto la sua economia e' finanziata dai capitali stranieri. Senza di essi mancherebbe il carburante per il motore delle banche e dei vari paradisi fiscali tipo Isole Cayman collegate e di proprieta' dell'impianto bancario di Sua Maesta'. I cinesi chiedono maggiore flessibilita' del lavoro (leggete piu' facilita' di licenziare)? Il governo gliela concede senza batter ciglio. I mussulmani vogliono persone nei posti chiave nei councils, vogliono costruire moschee, vogliono gestire scuole? Detto fatto. Ma a questo punto chi dare in pasto all'opinione pubblica britannica? Non restano in molti. Ed ecco che i migranti europei diventano il secondo ratto da mettere nella gabbia insieme a quello British come nell'esperimento di Laborit, cosi' che i due possano azzannarsi e combattere ogni volta che il governo fa passare la corrente nel pavimento.



Monday 16 December 2013

Common conversations with Britons

Geography

"Do you Italians,over there in East Europe, have..."
-Italy is not in East Europe.
"Really? OK, it doesn't matter.It's the same thing."


History

"At least we hadn't religious wars in UK."
-What? And what about Henry VIII or Oliver Cromwell?
"Who are they?"


Religion and etymology

-The Anglican Church was founded in England.
"Really? I didn't know it was born here."
-Anglican means English.
"What? Sure?"
-Never heard ANGLO-Saxon?
"Is it the same thing? I never made the connection."


Languages

-Before English, the universal languages had been Greek, Latin and French.
"Even French?! I didn't know it. Wait a moment! But didn't Latin come from English?"

Sunday 15 December 2013

Canto di Natale


Londra la notte di Natale non era poi tanto diversa dalla Londra del resto dell'anno. Agli occhi di Marco, per lo meno. Qualche luminaria in qua e la', qualche luce in piu', addobbi nelle vetrine dei negozi per richiamare lo spirito natalizio allestiti con neanche tanto impegno. A conti fatti, la stessa trappola mangiasoldi di sempre. Solo il giorno dopo, Natale, Londra avrebbe aggiunto una nota diversa, una variante grazie alla torma di turisti incazzati neri nello scoprire che l'intera citta' si era fermata completamente: niente Underground, niente treni, niente bus, e tutti i negozzi e i ristoranti chiusi. Solo i minicab a tariffa doppia per spostarsi e kebab per sfamarti se avevi le gambe per arrivare nel Londonistan, i quartieri musulmani dell' East End.
Beh, non era cosa che lo riguardava. Problemi altrui: se eri cosi' scemo da farti attirare da Londra come una falena dalla luce di una lampadina, meritavi di bruciarti. Che poi Londra era un cattura insetti elettrico... Beh, un cattura turisti.
Incamminandosi nei vicoli fra Covent Garden e l' Hunterian Museum, represse l'abituale disgusto che ogni volta lo assaliva nel venire in contatto con la vera faccia di Londra: tanfo di piscio e spazzatura abbandonata dove capitava. Londra era una lurida citta' dalla faccia pulita. Si mostrava linda e perfetta ai turisti, ma se ci spendevi un poco di tempo venivi a contatto con la gente che pisciava contro i muri, il vomito degli ubriachi e la spazzatura buttata ovunque. Del resto non che ci fossero molti bidoni della spazzatura in giro. Ma poi, essendo i londinesi (e gli inglesi ovunque nell' isola) abituati com'erano a buttare tutto dove capitava e lasciare che qualcun altro raccattasse, avrebbero usato i bidoni se ci fossero stati? Ne dubitava.
Un pensiero gli ando' all' Hunterian Museum, con la sua collezione di parti di corpo umano, scheletri deformi e altre mostruosita' frutto del miserabile stile di vita dell'epoca vittoriana. Il dottor John Hunter sarebbe impazzito di gioia, oggigiorno: non piu' studio e collezione di deformazioni del corpo causate da malnutrizione e malattie derivanti dalla sporcizia, ma deformazioni mentali con tutta la sporcizia dell'animo che le accompaganava. Il dottore si sarebbe divertito ad affettare cervelli in cerca di macchie e malformazioni, fosse vissuto al giorno d'oggi. Col suo spirito ora da chirurgo, ora da flebotomo e ora da macellaio (altro che Jack the Ripper) il dottorino scozzese aveva messo su una collezione incredibile, oscura ed affascinante. Un luogo che meritava di essere visitato, l' Hunteriam Museum. Ma forse che i turisti lo visitavano? Qualche disgraziato che aveva sbagliato strada, magari. I coglioni andavano in massa a buttare i loro soldi per salire sul London Eye e sperimentare i quaranta minuti piu' noiosi della loro vita. Non che molti lo ammettessero, non dopo aver buttato nel cesso quasi trenta sterline. Ovvero trentasei euro. O quarantotto dollari.
Scartando tutto d' un tratto ogni pensiero relativo a turisti e musei degli orrori, Marco si arresto' nell'ombra di un edificio, forse il retro di un pub che aveva chiuso i battenti ormai da un po' di tempo. Aveva trovato chi stava cercando. Una figura stava silenziosa e immobile in fondo al vicolo, nell'alone di luce dell'unico lampione. Una spolverina scura gli pendeva dalle spalle larghe, arrivando quasi a sfiorare in terra. Teneva la testa inclinata, in ascolto. Qualcuno cantava: voci alticce giungevano da una finestra illuminata al primo piano, un coro che non riusciva ad andare all' unisono in un jingle natalizio stonato per gran parte delle note. Ma l'uomo in ascolto sembrava, chissa' come, apprezzare. Forse apprezzava il tentativo. O lo spirito del tentativo.
Facendo un profondo respiro, Marco mosse in avanti, il petto gonfio d'aria. Fece due passi e rilascio' il fiato; altri due passi e disse: -Noi dobbiamo parlare!
L'uomo in fondo al vicolo si giro' di scatto, un' espressione sorpresa sul viso che pero' duro' solo un attimo. Altri tre passi e Marco si fermo', a meno di tre metri dall'uomo con la spolverina. L'odore di urina qui era piu' forte. Sul viso dell' uomo comparve un sorriso, sornione come se fosse stato un gatto, e si porto' una mano al mento fortemente pronunciato e perfettamente rasato.
-Visto che sei riuscito a trovarmi-, disse, -penso sia doveroso concederti questa conversazione, piccolo uomo. Cosa vuoi da me?
-Tu sei lo Spirito del Natale Passato.
L'uomo annui', e il suo sorriso si fece ancor piu' pronunciato. -Questa non era una domanda. Vai avanti.
-E percio' tu rappresenti il Passato.
-Giusta deduzione. Continua.
Uno scintillio, fra l'ironico ed il cattivo, si accese nei suoi occhi. Marco inspiro' profondamente, cercando di raccogliere il coraggio per fare la sua richiesta, la sua sicurezza improvvisamente scomparsa. C'era qualcosa, nello Spirito di fronte a lui, che incuteva timore. Non tanto l' imponenza della figura, non i suoi occhi imperscrutabili e neri e profondi come miniere di carbone. L' odore polveroso delle ere andate, delle vite ormai perdute e di cose dimenticate emanava dalla sua persona. E ti metteva un brivido nelle ossa, ti affondava profondamente dentro come un dolore acuto nei denti.
-Io... io voglio indietro i Natali che ti sei preso! Voglio indietro il mio passato!
Per un attimo lo Spirito lo fisso' attonito, poi comincio' a ridere: sommessamente e in singhiozzi in un primo momento, quindi sempre piu' forte, fino ad ad esplodere in un cachinno che gli rovescio' la testa all'indietro. Una risata fragorosa che riempi' tutto il vicolo. Marco si rese conto che il jingle al primo piano si era interrotto. La finestra si apri' e due figure indistinte si affacciarono. Lo Spirito smise di ridere tutto d' un tratto, il viso rivolto in alto verso le due persone affacciate, gli occhi neri scintillanti in uno sguardo duro ripreso dalla rigidezza della bocca. I due alla finestra si ritirarono di scatto all' interno di casa, chiusero la finestra sbattendola e poco dopo la luce si spense. Nessuno riprese a cantare nella casa.
Lo Spirito riporto' la sua attenzione su Marco. Ogni traccia di ilarita' era scomparsa dal suo viso. Due passi veloci, mossi senza preavviso, lo portarono a pochi centimetri da Marco. Un brivido corse lungo la sua spina dorsale. mentre sollevava la testa per fissare quegli occhi neri come il carbone. Lo Spirito torreggiava su di lui con tutta la testa.
-Ripetimi cosa vuoi da me, piccolo uomo-, disse lo Spirito in un soffio.
-Voglio... voglio indietro i miei Natali-, balbetto' Marco. -Sei arrivato... troppo presto. Non ero pronto... Non ero pronto ed ho fatto troppi sbagli. Voglio rimediare ai mie errori!
Lo Spirito emise uno tsk di noia, scuotendo il capo. Improvvisamente sollevo' la mano sinistra, muovendo le dita in un gesto rotatorio. e una sfera di cristallo piena di neve comparve nella sua mano.
-Guarda qui dentro-, ordino'.
Marco fisso' i turbini di neve fitta, pallini bianchi di polistirolo che rotevano dotati di vita propria. La loro danza folle rallento', si fecero piu radi, delle ombre si cominciarono ad intravedere oltre il turbinare. E d'improvviso le ombre si addensarono, all'interno di una cornice rotonda fatta di calda e dorata luce sfocata, e formarono le linee di una stanza: un divano conosciuto, tende nella cui scelta era stato coinvolto contro la sua volonta', un ampio tavolo di legno massello su cui stava un cesto di frutta. Il suo salotto... E sua moglie seduta sul divano, lo sguardo basso, assorto e meditabondo, le mani strette fra le gambe accavallate una sull' altra. Un' altra figura comparve nel campo visivo, suo figlio, un ragazzo alto e dai folti capelli ricci di un nero corvino che nessuno sapeva da chi avesse ereditato perche' nelle due famiglie, la sua e quella della moglie, nessuno aveva i capelli neri. Suo figlio si sedette accanto alla madre e le prese una mano, stringendola. Lei gli rivolse un sorriso rassegnato, stringendosi nelle spalle.
Gli occhi di Marco dardeggiarono dalla sfera di cristallo al viso dello Spirito e nuovamente alla sfera. Cosa...? Suo figlio indossava un maglione a collo alto che non gli aveva mai visto. Dietro di lui e sua madre, dietro il divano, in un angolo vicino alla porta a vetri della cucina, l' Albero di Natale era perfettamente addobbato ma le luci erano spente. Perche' le luci erano spente? Tremando Marco fisso' lo Spirito.
-Capisci?- chiese lo Spirito.
-Che... che Natale mi hai mostrato? E' il Natale Presente, vero?
-Esatto, e' il Natale Presente. Eppure gia' mi appartiene. Capisci perche'?
Marco gelo'. Ma che ci faccio qui? La futilita' di tutta la situazione lo colpi' come un pugno allo stomaco.
-Stai cercando un modo per rimediare agli errori passati, e non ti sei accorto che ne stavi commettendo uno nuovo-, mormoro' lo Spirito del Natale Passato, quasi dolcemente.
Marco non riusciva a smettere di tremare, i brividi che lo scuotevano in maniera sempre piu' violenta.
-Il Passato arriva sempre troppo presto, piccolo uomo, perche' il Presente e' una cagna. Entrambi non ti lasciano nessuna speranza, perche' sono cio' che sono. Solo il Futuro puo' mostrarti una faccia diversa.
Gli occhi di Marco incontrarono quelli dello Spirito. Come aveva fatto a scambiare per durezza la luce triste che emanava da quegli occhi? I brividi, lentamente, si esaurirono.
-Non serve che chiami la visita degli altri due Spiriti del Natale. Non per te, piccolo uomo, vero?
Marco scosse debolmente la testa. Come poteva essere stato cosi' cieco?
-Vai, ora. Il Passato e' passato, ed il Presente e' cosi' facile da perdere. Spera nel Futuro, piccolo uomo, ma non esitare. Vai.
Marco si giro' senza una parola e si incammino' su per il vicolo. Verso casa.

Liberamente tratto da Canto di Natale di Charles Dickens, che per altro non ho mai letto.


Friday 13 December 2013

I ratti nei muri

Lo pensavo realmente, sicché quando il servitore accennò alla presenza di ratti o sorci, gli rammentai che da trecento anni in quel luogo non ce ne era traccia; e aggiunsi che difficilmente i topi della campagna circostante avrebbero potuto insediarsi tra quelle alte mura, dove del resto non si era mai saputo fossero arrivati.
Quello stesso pomeriggio mi recai da Norrys, il quale mi confermò che era praticamente inconcepibile che i topi di campagna avessero invaso l'abbazia in maniera tanto improvvisa e inaudita. A sera, facendo come di consueto a meno del cameriere, mi ritirai nella camera che mi ero riservato nella torre occidentale, alla quale si accedeva dallo studio risalendo una scala di pietra e attraversando un breve corridoio a volta, la prima parzialmente antica e la seconda interamente ricostruita. La stanza era circolare, molto alta di soffitto e sprovvista di pannelli di legno alle pareti, sulle quali pendevano invece degli arazzi che io stesso avevo acquistato a Londra. Mi accertai che Nigger-Man fosse con me e, richiusa la pesante porta gotica, mi preparai per la notte alla luce delle lampade elettriche che simulavano alla perfezione le candele. Spensi quindi la luce e affondai nel letto a baldacchino decorato da incisioni, con il venerabile gatto adagiato, com'era sua abitudine, sopra i miei piedi. Non tirai le cortine del letto, ma rimasi a contemplare la stretta finestra settentrionale che mi stava di fronte.
Un accenno d'aurora si diffondeva nel cielo e, in quel tenue chiarore, i delicati trafori della finestra si stagliavano piacevolmente. Ad un certo punto dovetti scivolare nel sonno, poiché rammento la distinta sensazione di essermi risvegliato da strani sogni nel momento in cui il gatto balzò di soprassalto dalla sua placida posizione. Lo scorsi nel fioco bagliore dell'aurora: la testa protesa in avanti, le zampe anteriori piantate sulle mie caviglie e quelle posteriori tese all'indietro. Fissava intensamente un punto sulla parete, un po' a destra della finestra; un punto che ai miei occhi non mostrava nulla di straordinario, ma sul quale concentrai il massimo della mia attenzione.
E, mentre continuavo a fissarlo, mi accorsi che l'agitazione di Nigger-Man non era ingiustificata. Non so dire se l'arazzo si muovesse per davvero, ma penso di sì, sia pure molto leggermente. Potrei giurare, invece, di aver sentito un tramestio di sorci o ratti provenire da dietro l'arazzo. In un baleno, il gatto si lanciò sul rivestimento di stoffa facendone cadere una parte col peso del proprio corpo, e rivelando così un tratto dell'antica e umida parete di pietra restaurata qua e là dagli operai, ma assolutamente priva di roditori.

                                                                                       da "I ratti nei muri" di H.P.Lovecraft



Io non ho, come il personaggio del racconto di Lovecraft, "ratti" che si muovono dietro le pareti di casa, fortunatamente. Ma ho una felice famigliola di topi. Una numerosa e indaffarata famigliola, a giudicare dai rumori di zampette che si sentono di notte provenire da dietro i muri e il soffitto. Una cosa che in Italia farebbe strappare i capelli a molte persone, e' qui cosa normale ed accettata. Con l'inverno che e' arrivato, i topi londinesi si sono mossi verso ricoveri asciutti come fanno ogni anno. E quale luogo migliore delle vecchie case (ma anche quelle non poi tanto vecchie) in Victorian style? I muri sono di cartongesso, i pavimenti posati su tralicci di legno, i soffitti fatti con pannelli prefabbricati. Il tutto, ovviamente, non perfettamente giuntato ne' sigillato, con ampi spazi fra una parte e l'altra, un piano orizzontale ed uno verticale. Dietro di essi si aprono spazi enormi per i piccoli bastardi, che usando le intercapedini possono muoversi liberamente di stanza in stanza, di piano in piano, e non mi stupirei se potessero pure passare di casa in casa. Le pessime tecniche usate dai "builders" britannici, veloci e poco durature, degne al massimo di uno showroom, di una fiera espositiva della durata di qualche giorno e non certo di un luogo dove le persone andranno a vivere in pianta stabile, sono perfette per la sopravvivenza dei topolini. Come se poi servisse loro una mano.

Probabile che un gatto venga a breve ad abitare con noi.

Sunday 8 December 2013

Fynyass, the King in Winter




The bear, an old male whose fur was almost black, came out from the yew shrubs and moved some heavy steps into the clearing. Then he stopped to sniff the air. All around him the trees which delimited the clearing were mostly bare. Just a few yellow leaves stood on the branches, while the majority had fallen to form a cover onto the lawn and the undergrowth. The bear realised that the scents in the cold wind had changed. They had become weaker and streaked with a bitter mark, as bitter as the last berries eaten.
Resuming the walk, the bear passed through the clearing and immersed into the wood. The river noise was already faded at his back since a long time. The river itself was just a blurred memory, something linked to satiation, to the mouth filled with fish taste. The memory of a satisfied need.
By when he was at the foot of the mountain, a giant covered of dark dense fir woods, which resin scent still filled the air, the wind started blowing in irregular and violent gusts, colder and colder. Bowing his head against a stronger gust, the bear stood to wait. And after few instants, a slender and dark figure came along the same path the bear was walking on. Moving silently, the tall figure wrapped in a torn, hooded cloak, a long sword completely made of ice at his hip, advanced till to stop in front of the bear. A skinny hand, almost skeletal, stretched out to pose on the big animal head.
It's good to see you again, my old friend”, Fynyass said, his voice soft like the falling snow, powerful like the shriek of two colliding glaciers.
The bear looked at him with watered eyes, while the pale and cold hand stroked slowly a long scar he bore on its forehead.
I remember when you got this: still too young to harass the then alpha male.”
Maybe Fynyass had a sigh, but if it was it got lost in the northern wind.
"Another year of fights has gone.“ Fynyass uttered. “I bring you a little of rest, my friend.”
Maybe Fynyass smiled, in the shadow of his hood, but his face was completely hidden. The bear stared at him for a while, with inexpressive eyes, then bypassed Fynyass and resumed its walk. Fynyass waited for a while, then followed the bear.
They went on to a regular pace among the mountain spurs, where the ground sometimes became suddenly steep. A valley opened in front of them, with craggy sides covered by yellowish meadows and spotted of the white of boulders smoothed by the weather and reddish of lichens. Just a little higher on the steep sides of the valley the meadows changed in firs, grew dense, and underneath their canopies mushrooms darkened by the frost zigzagged in long rows disappearing into the shade.
Finally, they reached the access of a cavern, a narrow fissure, like a gloomy wound in the cold earth. The bear lingered on the threshold, turning to look at Fynyass.
Go for it, my friend. You earned your long sleep.”
The bear emitted a call which could be a sigh, then entered the cavern and disappeared. Fynyass reached a boulder close to the access, fixed the ice sword at his hip and sat.
And there he waited, until the nightfall, completely still while a half-moon danced above the forest. And then he waited longer until the frosty white dawn poured from the rim of the mountains. The day passed slowly and the sun set down, then the stars run through the sky the very next night, and when the morning came again the clouds hid the sun. Fynyass sat there, on the boulder, watching over his friend's sleep, while the wind blew and the snow fell. The servant spirits climbed down from the eternal snow mountains and called him.
"Let's go to South." said voices lost in the wind.
No.” Fynyass answered.
"Let's bring the Winter to the South, let's reach the Gates of the Summer."
Not this year.” was Fynyass answer.
"The tribes of the Ferocious are strong again up the Carnach Mountains, ready to ravage the Low Lands. They'll make a chariot for you if you ask, using their enemies' bones so that you can arrive till the Tumulilands. We'll freeze the waters of the Great River and we'll entrap in ice the city of Rajkapur and its fleet."
Fynyass shook his head.
Not this year.” he repeated.
"Let's retake what once was of us. Let's cover with snow the land beyond the sea. Let's crush the Walker, bury into the ice the Lion of the Summer!"
Enough!” Fynyass shouted and his voice was like the roar of an avalanche. “This year the southern people will have a mild Winter.”
And there Fynyass staid, sat on the boulder, watching over his friend's sleep.
The time run on, the nature silently wrapped into the cold hug of the long wintry night. Stormy days came, the snow piled up till to hide the cavern access. And then the sun came back, low but blazing, white and cruel, which dazzled the world whit its sharp reverberation on the immaculate snow. Elks and stags migrated southwards, the wolves followed them and their howling faded far away, where the wintry nights were less cruel. There was silence all over, or there was the howling of the wind.
One day a maid arrived from the South. The front of the snow receded before her, the grass grew green after her. Fynyass watched thoughtfully her getting close.
Has your time already come, Spirit of Spring?”
It has.” Erhis answered.
Fynyass hesitated, turning the eye to the cavern access, visible again now that the snow had melted.
You know that that is not possible.” Erhis said gently.
Fynyass nodded. “For once, just for once, I would like that it could be different.”
I'm really sorry. You know this is the last time you can watch over his sleep?”
This is the reason I didn't turn my the steps southwards, for this time.”
Without any other word Fynyass left, going back to his throne of ice, among the sharp tops of the mountains of the North. And over there, sat where the dark wind of the North of the world never stops blowing, looking into the frozen mirror of a lake which never ever had known the thaw, watched his friend return to the forest thriving with life and fruits, wandering in it along the whole Spring, getting wounded on Summer fighting a younger male. And when the time for the salmons came to go back up the river, when just the Autumn, the Winter's Herald, coloured brightly those lands, and all the bears took position along the river to fish as many salmons as possible to satisfy their hunger before the long wintry sleep, the bear was defeated by another male and chased away from the best fishing places. As fallen alpha male it became prey to any other male, was wounded and chased farther and farther, where few salmons arrived. Fynyass watched all this happen in silence, his heart cold and slow.
The time came for Fynyass to be King once again, and the King in Winter once again climbed down from his mountains and walked the same path where always he used to meet his friend. That year he walked till the clearing before meeting it.
It was a fur without any shine and sharp bones visible underneath. Clotted blood stained the dark hair yet. Too long was the road till the cavern for an old male wounded and starved.
Fynyass stood close to the remains of his friend, in silence, while the Wind of the North howled for him, jerking the torn cloak and the dead bear's fur.
In the end, my old friend, you reached a better rest than any I have ever given to you.”
Maybe there was a hint of bitterness in Fynyass' voice, but no one was there to listen to it. His voice was the creak of dried leaves rolling over each other. The spirits of the ice flew crazily in the air all around him, twisters which lifted piles of yellow leaves.
Let's go South, my friends.” hissed Fynyass, the King in Winter. There was no mercy in his voice.

And the Winter walked with Fynyass to the South. 

The shining lie

Never speak about what might break the shining lie you live in. Turn a blind eye to it. Walk straight, don't let your stare wander right and left. Be one of the crowd in Canary Wharf or Liverpool Street, one of the well dressed, one of them who don't see their neighbor even when you step on his feet. Your life is good, you have everything you desire. You got a lot and you are what you got. You got all that you desired. But you didn't get what you need.

Wednesday 4 December 2013

Nuova puntata della novella dello stento


I want to pass on the other side, where the signals are green and all the trains are always on time (cit. @TLF)

Stamane, mercoledi' 4 dicembre 2013, il meter era nuovamente off.
...
...
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Quello che doveva essere un post singolo riguardo il menefreghismo e l'incompetenza degli impiegati addetti al pubblico, e' diventata una saga sulla sfiga che mi perseguita. Chi di voi in Italia ha passato vicissitudini simili, si consoli che possono accadere anche all'estero. Mal comune mezzo gaudio, no? No? No, infatti...
Quando ho iniziato il primo post, e poi il secondo, volevo solo sottolineare come chi viene messo in prima linea, a parlare col pubblico, come troppo spesso succede un po' ovunque, non sa di cosa parla o non gliene frega niente della persona che ha davanti. Poi i post hanno preso vita propria, alimentati e cresciuti da assurdita' burocratico-procedurali diverse ad ogni telefonata, da engineer che non sono ingegneri ma solo tecnici del gas che non sanno fare altro che due o tre procedure imparate a memoria. In pratica, e questo ritengo sia un difetto dell'educazione specialistica anglosassone, se tutto fila liscio alla prima bene, ma se succede un imprevisto nessuno sa come risolverlo. E quando ti sei infilato nel ginepraio non e' cosi' facile uscirne.
Nel mio caso si esce dal ginepraio cambiando il meter. Ma non te lo avevano cambiato ieri? Credevo lo avessero cambiato ieri, ma a quanto pare no. Ma andiamo per ordine.
Dopo la scoperta che il meter e' nuovamente off, abbiamo lasciato passare la giornata. Inutile chiamare per sentirsi dire che dobbiamo essere a casa per richiedere l'emergenza. E questa volta la piccola non puo' chiamare dall'ufficio, quindi mi metto io al telefono una volta a casa. Ovviamente becco il momento very busy. Che culo, eh? Diciassette minuti di attesa e la linea cade. Quindi una seconda chiamata con quattordici minuti di attesa e la linea cade di nuovo. Spero che la bastarda si sia fatta male seriamente. Il terzo tentativo e' comunque quello buono, e con soli venticinque minuti circa di attesa.
Comincia la manfrina delle domande e delle spiegazioni, le solite storie perche' la titolare dell'account non e' con me, un security check che non ho capito in cosa consistesse ma dovuto in quanto non sono titolare dell'account, e quindi vengo passato ad un'altra linea per parlare col prepayment department. Perche' non lo so. Questa e' la terza volta che hai problemi col meter, mi dice la tipa all'altro capo del telefono. Veramente e' la quinta, ribatto io. Cambiamo il meter, dice lei. Ma se e' venuto ieri il tecnico a cambiarlo! Boh, io ti mando un altro tecnico, poi ve la vedete voi. Certo, grazie. Ma tra quanto passa? In quattro, sei ore. 'Azz!
Erano le cinque del pomeriggio. Io vado a letto con le galline, in genere, mi ci vedete ad aspettare fino alle undici? Non c'era gas in casa per cucinare, quindi sono uscito in cerca di un take-away. Fino alle undici a stomaco vuoto era troppo.
Quando sono rientrato la piccola era su Skype con la madre. Vado a fare pappa, mamma. No, non sono sola. Alessio e' appena rientrato: e' stato a procacciare il cibo. Si', dico io, sono stato a caccia. Si' mamma, Alessio e' stato a caccia. Mamma chiede cosa hai preso. Un cinghiale? No, un pakistano. Ma lo sai che il pakistano mi rimane indigesto. Questo ho trovato. Che altro vuoi trovare ad Upton Park, uno dei quartieri piu' islamizzati di Londra? Tempo fa avevano messo anche cartelli che proibivano l'alcol, il fumo e la frociaggine, perche' contrari all'Islam. Andare a puttane era ancora permesso perche' a quanto pare quelle non se le fanno mancare. Neanche l'acol, mi viene da pensare visto il numero di off-licence. Ma lasciamo perdere.
Consumiamo la nostra cena a base di kebab lamb preparato in tre diversi modi che avevano tutti lo stesso sapore, che era piu' o meno lo stesso sapore dei ceci presi come contorno, e ci disponiamo alla veglia, non di preghiera ma di attesa del tecnico. Ma, oh gioia! oh gaudio! Il tecnico e' arrivato alle sette e trenta e per le otto aveva finito, cambiando l'intero meter. Questa volta lasciando un credito di 12 sterline. E convenendo con me che il suo collega venuto ieri e' un gran bastardo, perche' non ha cambiato il meter, non ha cambiato la scheda elettronica come credevo io, non ha fatto altro che riattivare la macchinetta come era stato fatto le tre volte precedenti. Ora, finalmente, abbiamo un meter nuovo. O meglio, un meter revisionato. Speriamo bene.
Le altre volte il meter si e' sempre bloccato di notte. Aspettiamo l'alba.


Tuesday 3 December 2013

Quarto addendum: la novella dello stento made in UK



La novella dello stento
che dura tanto tempo
la vuoi sentir?
Si'.
Non si dice si'
alla novello dello stento
che dura tanto tempo
La vuoi sentir?
No.
Non si dice no
alla novella dello stento
che dura tanto tempo.
La vuoi sentir?

Nuova puntata della novella del gas. Dopo che domenica l'engineer EDF ci ha lasciato, sembrava che finalmente tutto fosse a posto. Dovevamo solo aspettare questa benedetta card, presupposta in arrivo per domani. Ma stamani il meter era di nuovo off: niente moka per la piccola e, cosa che mi atterriva ancor di piu', niente doccia per me stasera. Lasciamo perdere il riscaldamento che finche' non e' possibile fare un top-up decente ne facciamo a meno: fortunatamente la casa e' abbastanza calda in quanto non ci sono spifferi, in genere onnipresenti nella case londinesi a causa delle finestre a ghigliottina che tendono a deformarsi.
Alle 8 stamani, mi chiudo nel furgone mentre il resto della squadra lavora per me (non che si siano ammazzati di fatica) e chiamo il customer service. Tempo stimato di attesa 10 minuti che diventano 20 prima di riuscire a parlare con un operatore, ma stavano "esperimentando un inaspettato very busy time". Spiego il problema all'operatore che mi dice che manderanno un engineer a cambiare il meter, ma vuole parlare con la mia ragazza perche' non puo' fissare appuntamenti se non col titolare dell'account. Lei non puo parlarti, ora. Ma lei e' a casa? A casa non c'e' nessuno fino stasera alle quattro o alle cinque. Allora fai chiamare alla tua ragazza stasera quando siete a casa. E perche'? Perche' la vostra e' un'emergenza e noi vi mandiamo subito un engineer ma dovete essere a casa.
...
Sapete cosa significa.
Ricapitoliamo, dico al tipo, dobbiamo chiamare quando siamo a casa e deve farlo la mia ragazza. Esatto. E qualcuno deve essere a casa. Esatto. E posso stare io a casa o ci deve essere la mia ragazza. No no, vai bene anche tu. E grazie. Non si puo' fissare ora per stasera alle cinque? No, e' un'emergenza. Vabbe'...
Ci organiziamo, io e la mia ragazza, e come esco da lavoro le dico di telefonare, cosi' guadagnamo tutto il tempo possibile senza rischiare di mancare l'appuntamento. Corro a casa ed aspetto il tecnico, che arrivera' in 3/4 ore.
A Londra nessuno vi fissera' mai un orario preciso. Ti danno sempre un range di quattro o cinque ore. Diciamo che e' a causa del traffico. O magari e' perche' cosi' non saltano nessun appuntamento? E il poveraccio di turno sta ancora lavorando alle 8 di sera. In quanto al dover chiamare mentre sei casa poso fare due supposizioni: o sono veramente idioti, oppure il menefreghismo della gente ha portato le compagnie a questa politica. Vista la situazione degli affitti e il sistema con cui sono gestiti posso benissimo immaginare il padrone di casa che chiama il supplier per sistemare un problema di cui il suo tenant si e' lamentato e quello stesso tenant mancare l'appuntamento per... che so... per andare a farsi le unghie (se e' una donna di razza nera) o al betting-shop a scommettere sui cavalli (se e' un uomo di razza bianca). Mica l'avevano fissato lei/lui l'appuntamento. Che cazzo vuole il landlord? Lo doveva sapere che a quell'ora avevo una cosa importante da fare.

Che devo aggiungere? L'engineer e' venuto... lo stesso pirla che era venuto la prima volta per British Gas... ha cambiato la scheda del meter come gli hanno insegnato... qui funziona cosi', gli spiegano come fare uno specifico lavoro ma poi non hanno idea di come accendere una caldaia... e se ne e' andato senza neanche alzare un sopracciglio al fatto di essere stato mandato, nell'arco di una settimana, due volte allo stesso indirizzo da due compagnie diverse. Altra caratteristica dei londinesi: la mancanza di curiosita'.

L'unica cosa che gli importava era non prendere una multa. E come dargli torto?

Sunday 1 December 2013

Terzo addendum

I want to pass on the other side. Where the signals are green and all train are always on time. Tell me how to do it.

Questa e' la novella dello stento che dura tanto tempo. Le precedenti puntate le trovate qui, qui e qui. Il numero dei coglioni incompetenti coinvolti non si conta piu', il loro insieme riempie ormai tutta la pagina del mio quadernone a quadretti e gia' e' strabordato sul banco di scuola dove ho iniziato a disegnarli col pennarello. Tanto la bidella li cancellera' con l'alcol quando fara' le pulizie.
Domenica mattina. Ci alziamo con calma, io e la mia ragazza. Siamo svegli da piu' di un'ora, ma ci siamo crogiolati sotto le coperte. Ieri il secondo tecnico British Gas (engineer, lo chiamano loro) era stato qui a riattivare il contatore (meter, lo chiamano loro). Ieri niente moka, ma stamani ci contavamo. E, sorpresa! Il contatore e' nuovamente fuori uso. Per la terza volta. Facciamo colazione e ci mettiamo al telefono, ad un numero "mobile friendly", per chiamare il customer service. Con queste chiamate per sbrigare la "poca" burocrazia con cui si deve avere a che fare in UK, se ne sono andati gia' i 1000 minuti del contratto telefonico della mia ragazza e parte del mio credito, piu' altro tempo speso al "mobile friendly" number che per fortuna e' gratis.
E' domenica mattina, ed una voce registrata (ancora assonnata pure lei) ci dice che la nostra chiamata avra' una risposta in 20 minuti. Fantastico. I minuti diventano quasi 30, prima che qualcuno risponda, il tutto con una voce che ripete sempre le stesse cose e che non dovrebbe suonare cosi' felice mentre ti fanno perdere cosi' tanto tempo. La mia ragazza spiega tutto alla miss che risponde, raccontandole dell'engineer venuto ieri, dei precedenti problemi, della card che ancora non e' arrivata. Quella inserisce i dati nel sistema e...
"Ma... ma... ", dice, "Voi non siete clienti British Gas."
...
(autocensura)
Quasi dieci telefonate, due engineer venuti a visitarci, 10 sterling pounds omaggio di gas, un account aperto, poi perso e quindi ritrovato ancora... e solo ora qualcuno si rende conto che non siamo clienti British Gas?!
CAZZO!!!
Se veramente ci sono due Londra diverse in due dimensioni diverse, allora hanno mandato tutti i coglioni dalla mia parte.
La miss al telefono si scusa, non capendo neanche lei come una tale cosa sia possibile. Controlla chi e' il nostro supplier (fornitore) e... da-da!!... e' EDF! Si', la stessa che credevamo il nostro supplier per l'energia elettrica. La stessa che ha controllato e ricontrollato nei suoi database se c'eravamo o non c'eravamo, che ci ha detto "si' si', siamo noi il vostro electricity supplier" e che ovviamente non lo era. La chiamata viene passata direttamente al customer service di EDF, e per lo meno non dobbiamo attendere un'altra mezz'ora prima di parlare con l'operatrice.
Nuova trafila per aprire l'account, con l'operatrice EDF che si dimostra molto disponibile (e' pagata per questo, no? Forse no, qui spesso la domenica non viene neanche pagata come straordinario), inserisce tutti i dati e ci mette in lista per la visita di un engineer, che sarebbe dovuto passare da noi in 3 o 4 ore. "Per farlo venire prima ci scrivo che sei malata", dice l'operatrice. "Cosi' deve passare obbligatoriamente." E che vogliamo lasciare una ragazza malata senza riscaldamento e senza acqua calda? Che poi e' pure vero: la piccola ieri sera aveva la febbre alta e delirava in gaelico. Sognava la nonna.

Erano circa le 11 di stamani quando ci hanno prenotato la visita dell'engineer. L' engineer e' venuto stasera che erano quasi le 8. Meglio tardi che mai, direte voi. Ci ha pure caricato 10 pounds omaggio, che di sicuro non dispiacciono. Non posso neanche dire che la giornata non sia stata proficua: abbiamo finito di sistemare la camera da letto, cementando un buco nel pavimento (lo vedrete in un altro post), mettendo la moquette (si lo so, in Italia e' scomparsa negli anni '80, ma con certi pavimenti che fanno qua non ci puoi sperare di mettere le mattonelle) e montato i mobili. Se ora la casa non prende fuoco per un problema dell'impianto elettrico (che ci ha lasciato senza alcune prese e con una -proprio in camera da letto- che produce scintille) la gionata sara' stata soddisfacente.

Ma una domanda si impone perentoria: il gas, domani mattina, funzionera?

PS British Gas ha avuto il coraggio di telefonarci per avere un feedback sul loro customer service. Ma andate a mori' ammazzati!