Tuesday 24 September 2013

Dalle toilets del Queen Elizabeth Olympic Park

A mio avviso, spesso, quello che chiamiamo razzismo sarebbe piu' appropriato chiamarlo xenofobia, ovvero paura di cio' che e' straniero e per questo motivo sconosciuto. In pratica paura di qualcosa che non capiamo. Spesso e' xenofobia indotta, ovvero rabbia nel vederci passare avanti qualcuno arrivato dopo di noi, capiti cio' per merito dell'altro o per demerito nostro. O magari per convenienza di una terza parte, che grazie a cio' fa il suo guadagno. Tale paura e' ottima per guidare l'opinione pubblica, almeno la parte piu' ignorante. Che purtroppo, in UK, e' una larga fetta. Lo spauracchio dell'immigrazione viene spesso sventolato dai media, negli ultimi tempi, anche quando non c'e' vera relazione con l'oggetto in questione, come in questo articolo, dove l'idea di "sostituire" il censimento della popolazione con altri piu' economici metodi di rilevamento avrebbe creato "nuove paure" riguardanti l'immigrazione. E quando una nazione sente il bisogno di darsi leggi ben precise e restrittive riguardo una qualsiasi fenomeno, significa che tale fenomeno e' di rilevanza tale da creare seri problemi. E UK ha leggi molto ferree (sebbene spesso disattese) per quanto riguarda razzismo e discriminazione, in ogni loro forma e in qualunque luogo il reato sia commesso.
Saranno sempre i soliti "pochi bischeri", come mi ha detto qualcuno, a scrivere cose del genere:


Ma quando hai sentito da piu' di una persona dire che gli inglesi sono "superiori" a tutti gli altri, un poco sulla cosa, inevitabilmente, ci pensi. E se gia' l'idea che gli debbano mettere i cartelli come alle scuole elementari nel tentativo di convincerli a lavarsi le mani dopo che sono stati al bagno ti ha lasciato fra il divertito e il nauseato, il leggere cosa e' stato scritto sopra, da mani diverse su cartelli diversi, ti provoca sicuramente ribrezzo.


E poi cartelli per intimare di mantenere un comportamento corretto nei confronti dello staff, dopo che quotidianamente, per settimane, la carta per asciugarsi le mani veniva gettata negli urinatoi, nei lavandini con l'intento di intasarli e dentro lo scarico dei bagni, col risultato di occluderli. Il tutto a discapito dell'indiano Sikh che fa le pulizie delle toilets. Ripeto, certe azioni nessuno le prende fin quando non si rendono realmente necessarie (eccetto i PDini in Italia, ma questa e' un'altra storia).


Per fortuna, nelle toilets del Parco Olimpico, non mi tocca di leggere solo insulti razzisti (o xenofobi). Capita anche di incappare in qualcosa di piacevole appeso alla porta del bagno:


Vi ho risparmiato le foto di alcune cose che a volte capita di trovare nelle toilets. Roba che un parto podalico richiede meno fatica.

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