Sunday 29 September 2013

Mi sa che i fumi della benzina han preso fuoco


L'ignavia della banderuola

   L'Italia e', per certi versi, un paese sui generis. Pare non possedere una vera Societa', come gia' diceva Giacomo Leopardi in Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl' Italiani, intesa come "collettività umana storicamente e geograficamente definita, unita da leggi e istituzioni comuni al fine di garantire gli interessi generali e la reciproca coesione" (dizionario online del Corriere della Sera). O forse ne possiede fin troppe, differenti fra loro in fin troppe cose. Ne' tantomeno pare possedere (od aver posseduto) una classe sociale capace di prenderne la guida. La classe nobiliare era frammentata, derivata dalle iniezioni di popolazioni barbariche giunte da ogni punto cardinale con le inestinguibili ondate di invasioni dell' Alto Medio Evo, poi proseguite per tutto il Basso Medio Evo con le invasioni degli stati nazionali formatisi in tutta Europa, chiusi fuori della porta solo al termine della Grande Guerra.  La borghesia italiana ha piu' che altro da sempre dimostrato di essere brava nel mandare avanti qualcun altro, per poi infilarsi fra le maglie e mandare tutto a puttane nella ricerca del piu' meschino tornaconto personale. A rendere le cose piu' difficili, la presenza capillare sul territorio di un clero da sempre infiltrato ad ogni livello, il cui interesse e' l'interesse di uno stato straniero. Il popolo, per necessita' o inerzia o timore, da sempre abituato a volgersi  come una banderuola dove tira il vento.
     Cio' che pare, pero', unire come un filo rosso tutti gli abitanti del Bel Paese, e' un tendenziale rifiuto di metterci la faccia, un tendenziale rifiuto ad impegnarsi e rischiare in prima persona. Con l'aggravante di poi far di tutto per impedire che chi la faccia ce l'ha messa possa aver successo. Un qualsiasi tipo di successo. Meglio aspettare indolentemente il momento propizio per arraffare cio' che si puo' arraffare. Ma per non apparire indolenti, quale tattica e' migliore dell'impedirgli di lavorare? L'italiano non vuol rischiare niente, non si vuole esporre in prima persona, ma neanche vuole che il vicino raccolga i frutti del proprio impegno. 
      Il passaggio dall'indolenza all'invidia e' facile. Prima non si vuol passare da meno del vicino, poco dopo si vuole che il vicino passi da meno di noi. E se prima ci si concentrava sul bloccare ogni iniziativa, poi si finisce col concentrarsi su come danneggiare chiunque cerchi di elevarsi al di sopra del mare immotum della stagnazione italiana. E si finisce con l'essere disposti a far la fame, purche' si possa dire che abbiamo 50 centesimi in piu' del nostro vicino.
     Dalla politica all'economia, dalla religione al sociale, il Paese e' stato portato alla stagnazione dai suoi stessi cittadini. 

Thursday 26 September 2013

La casa (parte sesta)

Parte prima           Parte terza       Parte quinta

L'auto era entrata in moto senza difficolta', sebbene dal giovedi' precedente non l'avesse neppure piu' guardata (a questo punto la possibilita' che avesse lasciato i fari accesi si faceva plausibile), e lo aveva portato senza alcun problema fino al villaggio dove aveva fatto la spesa la prima sera. Ed ora era li', fermo a bordo strada, poche decine di metri prima dell'inizio delle case.
Tutto era esattamente come si ricordava. Eccetto che ogni edificio versava in stato di abbandono. Le porte erano sprangate con assi o semplicemente pendevano da un cardine o erano marce e si stavano sfaldando. Le finestre erano per lo piu' occhiaie vuote: chiuse dall'interno con pannelli di legno, molte coi vetri rotti (probabilmente da sassate). Non erano poche le case il cui tetto era collassato o si trovava sul punto di farlo. La strada era stata chiusa da una barriera fatta con tubi per ponteggi edili, ma era stata trascinata da un lato da chissa' chi. Spazzatura, per lo piu' cosi' datata da essere stata scolorita dal sole, imbrattava la strada ed era ammucchiata contro i muri.
Marco aveva la bocca secca. Ed una spiacevole sensazione allo stomaco, una contrazione ed un bruciore, al momento lieve e diffuso che pero', temeva, sarebbe ben presto esploso.
-Non e' possibile... non e' possibile...- mormorava a fior di labbra. Le nocche delle mani si erano sbiancate per la forza con cui stava stringendo il volante nel tentativo di combattere un tremito che gli stava trasformando i muscoli in acqua.
-Devo essere nel posto sbagliato-, disse a se stesso con tono deciso. Ma sapeva che non era cosi'. Piu' che altro lo aveva detto per interrompere la litania dei "non e' possibile" che stava avendo un potere ipnotico. Si sforzo' di inghiottire, cercando di riattivare la salivazione, ed inseri' la marcia.
Percorse la strada a passo d'uomo, evitando i cumuli di spazzatura con un lento zig-zag, osservando gli edifici con sguardo incredulo. Il negozio di alimentari era li', coi suoi due gradini prima della porta abbattuta all'interno e semidistesa a marcire su un mucchio di legno e calcinacci cadutti dal piano superiore. Passo' davanti all'off-licence e all'ufficio postale, o almeno a cio' che ricordava come tali, dato che nessuna insegna rimaneva, anche se i due edifici potevano essere associati per l'aspetto proprio con un off-licence e un ufficio postale. Nella sua mente almeno lui faceva tale associazione.
Mentre proseguiva verso la fine del paese si ricordo' di uno degli incubi avuti la prima notte. Il vento che lo spingeva verso la doppia fila di case... nel sogno le case erano esattamente come le vedeva ora. Esattamente.
Raggiunta e oltrepassata l'ultima fila di case si trovo' in breve alla fine della strada. Un monte di terra alto piu' di due metri era stato scaricato a chiudere la via: la vegetazione cresciutavi sopra, la quale includeva anche un paio di alberelli di almeno una decina d'anni di eta', indicava che il cumulo era li' da lungo tempo. Mentre altri cumuli di macerie ed ogni tipo di spazzatura, dalle bombole del gas ai materassi ai televisori, erano stati sicuramente abbandonati in tempi piu' recenti.
Preso a meta' fra la stizza e la paura, Marco fece manovra per tornare indietro e cio' che vide lo fece gridare. Sbaglio' ad inserire la marcia, l'auto sussulto' e si blocco' e il motore si spense. La spazzatura era scomparsa dalla strada, le case erano in ottimo stato di manutenzione, alcune persone camminavano lungo i marciapiedi o stavano attraversando la via. Occhi sbarrati, una contrazione nelle viscere, Marco rimase a fissare la scena scuotendo la testa.
Matto! Sto diventando matto!
Rimase a fissare il villaggio tornato alla vita, col cuore che batteva all'impazzata, finche' si accorse che le persone in strada si erano fermate e lo stavano fissando. Immobili. Poi altri cominciarono ad uscire dalle case. In principio erano cinque o sei, poi il loro numero prese a crescere rapidamemente, fino ad arrivare ad alcune decine. Affollavano la strada, tutti rivolti, uomini e donne, nella sua direzione. Sebbene Marco non riuscisse a definire chiaramente i loro lineamenti, come se i volti fossero sfocati, era sicuro si trattasse per lo piu' di persone di mezza eta', fra cui c'erano anche alcuni vecchi. Pochi giovani, per lo piu' ragazze; nessun bambino.
Fu come se un mormorio fosse corso fra la folla e tutti, all'unisono, presero a camminare verso di lui. Lentamente, inesorabilmente. Sull'orlo del panico, Marco giro' la chiave e premette sull'acceleratore, l'auto sussulto' in avanti e si spense nuovamente. Con un gemito torno' a girare la chiave, ingolfando il motore. Intanto la folla continuava ad avvicinarsi.
Al quarto, frenetico tentatvo, riusci' a mettere in moto, col motore che tossi' una decina di secondi, battendo in testa e trasmettendo una spiacevole vibrazione sussultoria a tutto il veicolo.
Che faccio? Li investo?
Ma la folla si era fermata. Come il motore aveva preso a girare appropriatamente ogni singolo individuo si era immobilizzato, all'unisono con tutti gli altri. Ora stavano fermi immobili a guardarlo. Marco inseri' la prima e, lavorando di frizione, mise l'auto in movimento, lentamente, verso la folla. E questa gli apri' la strada: senza fretta ma senza esitare le persone si disposero ai lati della strada, in due file irregolari, lasciando poco piu' spazio del minimo necessario per il passaggio dell'auto. Lentamente, spaventato all'idea di passare fra quelle persone ad una velocita' maggiore del passo d'uomo, scivolo' fra uomini e donne che lo guardavano fisso, per richiudersi dietro di lui e seguirlo verso l'uscita dal paese.
E poco dopo fu fuori. Guardo' nello specchietto retrovisore e non vide nessuno. Fermo' bruscamente l'auto e si volto' sul sedile per guardare dal lunotto. Nessuno in strada, gli edifici nuovamente in stato fatiscente, i cumuli di spazzatura sparsi ovunque. Di scatto torno' a sedersi e a guardare avanti, fisso, le braccia tese e rigide, le mani a stringere il volante spasmodicamente. Inseri' la marcia con gesto secco e deciso, facendo grattare il cambio, e parti' con un gran stridere di gomme.

Nel momento stesso in cui fermo' l'auto di fronte casa senti' la paura scemare, e quando l'aria fresca lo investi' nell' aprire lo sportello riusci' nuovamente a respirare regolarmente. Fatti due passi sul ghiaino aveva nuovamente ripreso padronanza di se'.
Che diavolo mi succede? Perche' quel cavolo di allucinazione?
Notando improvvisamente la presenza di un altro veicolo nel piazzale, un furgoncino cabinato, accantono' automaticamente ogni pensiero di Cold Ash e allucinazioni.
I cleaners...
A passo sicuro mosse verso la porta d' ingresso ed entro' in casa. Seguendo i rumori raggiunse la cucina, dove una donna in uniforme nera, stava lavando qualcosa nel lavandino. Il movimento di braccia e spalle faceva ondeggare una coda di cavallo sulla schiena. I pantaloni attillati delineavano le gambe e un fondo schiena degno di ammirazione.
Come diceva quel tipo strano che ho incontrato al Meet-Up? Ah, giusto: le polacche si riconoscono dal culo!
La donna si giro' e Marco fece appena in tempo a distogliere gli occhi dal suo sedere per alzarli al suo viso. Un sorriso comparve sul volto della donna (giovane donna) quando lo vide.
-Hello!- esclamo'. -You should be the new landlord.-
Chiaramente polacca dall'accento. -Ah... yeah, I am-, rispose Marco reprimendo un sorrisetto compiaciuto che l'altra avrebbe ovviamente frainteso.
-Lovely. I'm Paula. Nice to meet you.
-Ni...nice to meet you-, disse Marco facendo un passo verso di lei con la mano tesa, ma fermandosi quando lei sollevo' le mani insaponate.
-Sorry-, disse la donna con un sorriso contrito che non combaciava con i suoi occhi.
-Oh, no problem. It's fine.
La donna annui, quasi soddisfatta, e disse: -Hanna is in the library.
Detto questo volto' le spalle a Marco e torno' a fare cio' in cui era impegnata al momento del suo arrivo. Marco annui' alla sua schiena, dette un ultimo sguardo di apprezzamento e desiderio al suo fondo schiena, quindi si diresse verso lo studio.
Si suppone che io debba sapere chi sia questa Hanna, rimugino' mentre camminava.
-Hello?- chiamo' affacciandosi alla porta e non vedendo nessuno.
-Hello!- rispose una voce femminile (Hanna) ed un attimo dopo una testa si sollevo' da dietro' il sofa'. -Sorry, just a moment.
E la testa si riabbasso'. Marco rimase a guardare il sofa' per un poco, notando ora che era stato allontanato dalla parete, fin quando Hanna, che vestiva la stessa uniforme nera, si rialzo' da dietro di esso con in mano una grossa spazzola e la paletta per la polvere. Hanna era, probabilmente, sulla quarantina, mentre Paula aveva si e no trent'anni, penso' Marco. Era anche lei una donna di bell'aspetto, ma il viso era un po' sciupato. E i fianchi si erano appesantiti.
Mi sa che ormai non tutte le polacche si possono riconoscere dal culo... McDonalds sii maledetto!
-Nice to meet you-, disse Hanna, con il fiato corto per essere stata piegata. -I'm Hanna.
-I'm Marco. Nice to meet you.- Ed allungo' la mano.
-Sorry, my hands are dirty-, disse rapidamente Hanna, sollevando la paletta e la spazzola per mostrarle.
Marco interruppe il gesto e ritrasse la mano al lato della testa, palmo in fuori in gesto di resa, abbassando lo sguardo al pavimento per un attimo, stampandosi un sorriso cortese , sebbene un po' tirato, sulla faccia, quindi tornando a guardare Hanna negli occhi.
-It's fine.
Hanna annui' senza sorridere. -Frank told us you would be here.
Frank?
Hanna dovette notare la sua espressione perplessa, perche' spiego': -The estate agent.
-Ah, sure. Sorry, I know him as Franco-, menti' Marco, che il nome dell' agente non lo aveva mai afferrato. Com'era possibile?
Hanna annui' di nuovo. -Exactly. Frank.
Marco sollevo' le sopracciglia con un sorrisetto. Manco ci provi, eh?
-Frank gave me that envelop for you-, disse Hanna, ed indico' con la testa lo scrittoio, dove una grande busta bianca era stata appoggiata accanto al diario.
-I'm sorry for the diary.
-I don't understand.
-The diary. The rain spoiled it.
-Rain? Was the window open?
-No, of course.- Nella voce della donna c'era una nota oltraggiata. -A pigeon broke a glass during a storm. We found the mess two days later: everything soaked e the dead bird. We replaced the glass, cleaned and tidied up the mess, but the diary was gone.- Ed Hanna si strinse nelle spalle, mentre Marco annuiva.
-I apologize, but I have work to do.
-Sure, sorry-, rispose Marco facendosi da parte.
La donna passo' e, una volta alla porta, si fermo' per dirgli, in tono di rimprovero:-The gardeners work hard. You shouldn't walk in the flower bed.
-Flower bed? Which one?
-That one-, disse Hanna, indicando con la spazzola la finestra vicino al sofa'. E lascio' la stanza.
Un brivido corse lungo tutta la spina dorsale di Marco. Gli ci volle quasi un minuto per riuscire a muoversi, ma alla fine si forzo' ad uscire e raggiungere l'aiuola di cui Hanna parlava. Esattamente sotto la finestra alcune piante di lupino ed hemerocallis erano state calpestate, e l'impronta di una scarpa dalla suola liscia era impressa nella terra marrone.


Svendite


Raffaele è contento 
non ha fatto il soldato 
ma ha girato e conosce la gente 
e mi dice: stai attento 
che resti fuori dal gioco 
se non hai niente da offrire al mercato (Comune Europeo

Venderò la mia sconfitta 
a chi ha bisogno 
di sentirsi forte 
e come un quadro che sta in soffitta 
gli parlerò della mia cattiva sorte 

Vendero'



Wednesday 25 September 2013

There are no cats in America



Dreaming is nice... but you risk a rude awakening.
Much better to be pragmatic.



Tuesday 24 September 2013

Dalle toilets del Queen Elizabeth Olympic Park

A mio avviso, spesso, quello che chiamiamo razzismo sarebbe piu' appropriato chiamarlo xenofobia, ovvero paura di cio' che e' straniero e per questo motivo sconosciuto. In pratica paura di qualcosa che non capiamo. Spesso e' xenofobia indotta, ovvero rabbia nel vederci passare avanti qualcuno arrivato dopo di noi, capiti cio' per merito dell'altro o per demerito nostro. O magari per convenienza di una terza parte, che grazie a cio' fa il suo guadagno. Tale paura e' ottima per guidare l'opinione pubblica, almeno la parte piu' ignorante. Che purtroppo, in UK, e' una larga fetta. Lo spauracchio dell'immigrazione viene spesso sventolato dai media, negli ultimi tempi, anche quando non c'e' vera relazione con l'oggetto in questione, come in questo articolo, dove l'idea di "sostituire" il censimento della popolazione con altri piu' economici metodi di rilevamento avrebbe creato "nuove paure" riguardanti l'immigrazione. E quando una nazione sente il bisogno di darsi leggi ben precise e restrittive riguardo una qualsiasi fenomeno, significa che tale fenomeno e' di rilevanza tale da creare seri problemi. E UK ha leggi molto ferree (sebbene spesso disattese) per quanto riguarda razzismo e discriminazione, in ogni loro forma e in qualunque luogo il reato sia commesso.
Saranno sempre i soliti "pochi bischeri", come mi ha detto qualcuno, a scrivere cose del genere:


Ma quando hai sentito da piu' di una persona dire che gli inglesi sono "superiori" a tutti gli altri, un poco sulla cosa, inevitabilmente, ci pensi. E se gia' l'idea che gli debbano mettere i cartelli come alle scuole elementari nel tentativo di convincerli a lavarsi le mani dopo che sono stati al bagno ti ha lasciato fra il divertito e il nauseato, il leggere cosa e' stato scritto sopra, da mani diverse su cartelli diversi, ti provoca sicuramente ribrezzo.


E poi cartelli per intimare di mantenere un comportamento corretto nei confronti dello staff, dopo che quotidianamente, per settimane, la carta per asciugarsi le mani veniva gettata negli urinatoi, nei lavandini con l'intento di intasarli e dentro lo scarico dei bagni, col risultato di occluderli. Il tutto a discapito dell'indiano Sikh che fa le pulizie delle toilets. Ripeto, certe azioni nessuno le prende fin quando non si rendono realmente necessarie (eccetto i PDini in Italia, ma questa e' un'altra storia).


Per fortuna, nelle toilets del Parco Olimpico, non mi tocca di leggere solo insulti razzisti (o xenofobi). Capita anche di incappare in qualcosa di piacevole appeso alla porta del bagno:


Vi ho risparmiato le foto di alcune cose che a volte capita di trovare nelle toilets. Roba che un parto podalico richiede meno fatica.

Sunday 22 September 2013

La casa (parte quinta)


Durante una passeggiata nel boschetto, in un tiepido martedi' pomeriggio, Marco si spinse fino al Lee Brook, confine della sua proprieta'. Il sentiero di terra battuta, attraversato il boschetto, proseguiva lungo la riva del ruscello. L'altra sponda era un vasto prato dove alcune vacche pascolavano, ed il sole pomeridiano si infilava fra gli alberi.
Marco fece una pausa per osservare alcuni scoiattoli che si rincorrevano sui rami di una quercia. Con sua gran sorpresa si trattava di scoiattoli europei, con la pelliccia rossa e la coda che si scuriva fino ad essere nera in punta, non i grigi e piu' grossi cugini americani che andavano soppiantando ovunque sull'isola la popolazione originale. Voltandosi per riprendere la passeggiata sobbalzo' nel vedere, subito sull'altra riva del ruscello, a non piu' di tre metri a monte, un uomo. Da dove cazzo e' arrivato?! L'altra sponda era aperta alla vista per almeno un chilometro, sia a valle che a monte del Lee Brook, come aveva fatto l'uomo ad arrivargli cosi' vicino in meno di un paio di minuti?
-Hello!- saluto' Marco.
L'uomo rimase a fissarlo stolidamente. Indossava una vecchia giacca a quadrettoni grigi, scuri e chiari, forse di flanella, e un cloth cap anch'esso grigio.
-I'm seeking mushroom-, disse l'uomo giusto un attimo prima che Marco parlasse ancora. Aveva un forte accento che Marco non riusci' ad individuare. -There are no mushrooms on this bank.
-Not at all?- Marco non aveva veramente voglia di fare conversazione, ma se i locals erano realmete scontrosi come gli sembrava dalla sua visita a Cold Ash... o qualunque altro villaggio fosse quello dove lui era stato... non gli pareva il caso di essere scortese tagliando corto e creare cosi' una frattura che non sarebbe stato possibile riparare.
-All mushrooms are on that bank-, prosegui' l'uomo fissando Marco.
-Really? You can cross to this bank, if you like.- Ma che cazzo faccio? Invito uno sconosciuto a venire nella mia proprieta'?
-We can't cross the brook.
Vabbe', tanto a me i funghi non piacciono. Marco adocchio' i wellington boots che lo sconosciuto indossava. Come non puoi? L'acqua del ruscello, largo al massimo un paio di metri, era bassa e placida.
-I think-, disse Marco facendo un paio di passi avanti, -that a bridge is over there.
Fece due passi ancora e si lascio' l'uomo alle spalle, mentre cercava di individuare il piccolo ponte di legno che univa le due sponde del ruscello.
-Well, I can't see it from here, but it is there. You can use it to cross.
Marco si volto' verso l'uomo e un senso di gelo lo invase in ogni parte del corpo. L'uomo era scomparso. Era li'! Non me lo sono immaginato! Fece un paio di passi verso valle, guardo' in entrambe le direzioni, ma sul prato c'erano solo le vacche che pascolavano in lontananza.
Col respiro affannato Marco riprese la strada di casa, voltandosi numerose volte, prima per adocchiare il prato alla ricerca dell'uomo, ma poi, quando il sentiero lascio' la riva del ruscello per immergersi fra gli alberi, per scrutare fra le ombre del sottobosco, da cui gli pareva di udire il rumore di passi che tentavano di sovrapporsi ai suoi per mimetizzarsi nel loro rumore.
Di fronte alla porta di casa si fermo' per riprendere fiato e scrutare le frange esterne del boschetto, immobili e vuote oltre il piazzale ed il giardino. Marco era spaventato, da cosa non lo sapeva, ma era spaventato. Chi era quell'uomo?
E mentre apriva la porta di casa realizzo' che l'uomo non aveva un paniere con se', ne' altro contenitore. Andare a funghi senza un contenitore per metterli? Si chiuse nervosamente la porta alle spalle e si diresse nello studio, con l'intenzione di stendersi sul sofa'. Ma mentre attraversava la stanza il rumore di passi affrettati sul ghiaino lo fece voltare di scatto verso la finestra, quella dietro lo scrittoio, giusto in tempo per intravedere fuggevolmente un'ombra.
Corse alla finestra e, scostando le tende, premette il viso contro il vetro per guardare in giardino. Niente. Spalanco' la finestra e si sporse dal davanzale, guardando in entrambe le direzioni. Alla sua destra il giardino era chiuso dal muro di recinzione del giardino posteriore e dalla siepe, che proseguiva su tutto il fronte del giardino fino al bosco ad ovest della casa, interrompendosi solo per l'uscita dal piazzale inghiaiato. Niente. E non c'erano posti in cui nascondersi. Osservo' attentamente il ghiaino nella porzione di piazzale di fronte alla finestra, una zona in cui lui era sicuro di non avere camminato dal giorno in cui erano venuti i giardinieri. Nessuna impronta visibile.
Cercando di imporre al suo corpo di smettere di tremare Marco richiuse la finestra ed ando' sedersi sul sofa'. Mentre cercava di rilassarsi lo sguardo gli cadde sull'Ulysses. Il libro, dalla copertina rigida di uno scolorito verde, giaceva dimenticato sul sofa' dal giorno seguente in cui lo aveva preso dalla biblioteca. Il mattino successivo se lo era portato nello studio, intenzionato a proseguirne la lettura, ma non era proprio riuscito ad interessarsene e lo aveva dimenticato sul sofa'.
Lo prese e lo apri' a caso.

-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.

Non c'e' niente di sbagliato in lui eccetto che di notte... Chiuso il libro e posatolo accanto a se', Marco si lascio' andare contro lo schienale del sofa', abbandonando il capo e chiudendo gli occhi. Si appisolo' immediatamente.

Bussavano alla porta. Era un bussare regolare, non particolarmente forte, ma insistente. Ininterrotto...

...con un sussulto apri' gli occhi, sorpreso di essersi addormentato sul divano. Non doveva aver dormito piu' di qualche minuto, ma si sentiva frastornato. Attese un paio di minuti, per paura che la testa gli potesse girare se si alzava immediatamente dal sofa', poi si reco' in cucina e si sciacquo' la faccia. Col viso grondante acqua si sedette al tavolo.
Che mi succede? si chiese. Quell'uomo me lo sono immaginato? E se non me lo sono immaginato come ha fatto a scomparire?
Mentre sedeva immobile, fissando il tavolo senza vederlo realmente, cercando di darsi una risposta che sapeva non poteva riuscire a darsi, lo stomaco comincio' a brontolargli.
Prepariamoci la cena, va'! E' presto ma che differenza fa?

Dopo cena, col buio che piano piano aumentava all'esterno, Marco sedette nello studio. Aveva rimesso l' Ulysses al suo posto nella biblioteca e preso un volume di cronache locali, intitolato Book of Days e pubblicato da Chatto and Windus. Il libro si apriva con una introduzione inutilmente prolissa e allo stesso tempo priva sia di concetti che di nozioni, incentrata sopratutto sul tempo speso dall'autore nell'area per raccogliere i dati necessari a scrivere il libro e sulla sua passione per le jelly heels di un mash and pie shop locale. Dai toni con cui il negozio veniva descritto, Marco ebbe l'impressione che la passione fosse maggiormente verso il proprietario dello shop piuttosto che per le sue jelly heels. Dopo la lunga introduzione l'autore passo' a descrivere l'area in epoca preistorica -Ma perche' devono partire sempre da lontano?- quindi al periodo romano indicando l'area come abitata sia da tribu' di Iceni che di Catuvellani, ma apparentemente nella zona non ci furono insediamenti stabili fino al Basso Medioevo, essendo stata un'area travagliata durante il periodo dell' eptarchia, posta al convergere dei confini di tre regni, quelli di Northumbria, East Anglia ed Essex. Ne' tantomeno vi era successo alcun fatto storico degno di rilevanza: si pensava che una "battaglia minore" durante la Guerra delle Due Rose, "a minor fight between Yorks and Lancasters, which was won by the Red Rose's men-at-arms", fosse stata combattuta nelle vicinanze. Ma niente di sicuro. Divenuta area agricola in era moderna, i primi veri insediamenti erano comparsi solo dopo la Grande Guerra.
Il libro forniva anche una mappa della zona disegnata poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Marco vi trovo' il Lee Brook con l'ampia ansa che racchiudeva la casa e l'intera proprieta' (la casa, ovviamente, ai tempi in cui la mappa era stata disegnata non era ancora stata costruita), il paese di Cold Ash a nord del Lee Brook e la citta' piu' a nord-est. L'aeroporto militare di cui aveva parlato Sam, il giardiniere, si trovava esattamente ad ovest di Cold Ash, a poche miglia di distanza. Le strade erano diverse, ma Marco era sicuro, in base alla disposizione delle localita' sulla mappa, che il paese dove si era recato il primo giorno per fare la spesa fosse proprio Cold Ash.
Domani vado a controllare... penso'.
Chiudendo il libro Marco alzo' lo sguardo verso la finestra vicina al sofa' e grido' di paura, arretrando per allontanarsi dalla finestra e cadendo a sedere per terra.
C'era un uomo alla finestra...
Dal pavimento torno' a guardare la finestra...vuota. Ad occhi sbarrati, il cuore che batteva all'impazzata, si rialzo' lentamente appoggiandosi al sofa', prima in ginocchio e poi raddrizzando il busto...
...e il volto di un uomo era la', nel vetro della finestra che lo fissava. Il suo viso riflesso sullo sfondo buio della notte.
Cazzo! Mi sono spaventato per il mio riflesso nel vetro...
Scuotendo la testa Marco ando' a recuperare il libro, che, nello scatto dovuto allo spavento, aveva gettato sul pavimento. Controllo' le pagine, quindi ando' a rimetterlo al suo posto sullo scaffale della libreria.
Quel tipo oggi pomeriggio mi ha fatto venire i nervi a fior di pelle. Meglio andare a dormire.
Salendo le scale gli ritorno' alla mente il passaggio dell'Ulysses:

-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.

Saturday 21 September 2013

Non ci sono gatti in America



E' bello sognare... ma si rischia uno spiacevole risveglio.
Molto meglio essere pragmatici.



Wednesday 18 September 2013

Breakfast in Paris

Puoi andare a Parigi e fare il turista, quello che gira fra le mete "obbligatorie" sfiancandosi per vedere luoghi che non potra' apprezzare veramente, causa sovraffollamento e stanchezza. In questo caso prenderai alloggio dove ti hanno detto di stare, andrai a mangiare dove ti hanno di andare, berrai acquose cioccolate calde da 5,20 euro a tazza o succhi di frutta da 4,40 euro a bicchiere. E al ritorno farai le foto al tuo "delizioso" dolcetto comprato in un negozio terribilmente caro. Esattamente come hanno fatto sull' Eurostar i due turisti inglesi nella foto di ritorno a Londra.

You can go to Paris as tourist, that one who runs among the places that "you must see", without appreciating anything due the crowd and the tiredness. In this case you'll book an accomodation where they told you to book, you'll eat where they told you to eat, you'll drink watered hot chocolates per 5.20 euros and fruit juices for 4.40 euro per glass. And coming back you'll take photos to your "delicious" cake bought in a really dear shop. As the British tourists in my photos did on the Eurostar train coming back to London.


Oppure puoi scegliere di stare fuori dalle zone turistiche, per esempio nel quartiere algerino, ed andare a comprarti la tua colazione in una boucherie, ovvero un forno che prepara dolci e pane. E uscirtene con una pasta formato famiglia come questa.

Or you can choose to stay away from tourist areas, for example you can stay at the Algerian neighborhood, and custom your breakfast at a boucherie, or rather a bakery, where cakes and bread are made. And coming out with a jumbo pastry like this.



Che ho comprato insieme a queste altre due...

Which I bought together these other two...


...pagandole 3,50 euro in totale.

...paying just 3.50 euros all.

NOTE
1) La mia mano e' lunga dal polso alla punta del dito medio 20 cm.
    My hand length is from the wrist to the finger tip 8 inches.
2)Hotel Residence de Bruxelles
   www.hotelresidencedebruxelles.com
   contact@hotelresidencebruxellesparis.com

   Per raggiungere la boucherie uscendo dall'hotel andate a sinistra e girate l'angolo, arrivate in cima al vicolo e la vedrete.
   To reach the boucherie, get out of the hotel, tack the left and turn at the corner, arrive at the top of the alley and you'll see it in front of you.


Tuesday 17 September 2013

Parigi da mangiare/Paris to eat

Appena rientrati, io e la mia ragazza, da 6 giorni a Parigi. Andati la' dopo essere stati messi in guardia contro gli alti costi. E sentire una cosa del genere quando tu vivi a Londra...beh, mette paura. Effettivamente a guardare i prezzi dei ristoranti mentre giravamo per Montmartre, un brivido mi e' corso lungo la schiena. E niente pizza per risparmiare. Perfino le guide turistiche inglesi mettono in guardia contro le pizze parigine, pessime e costose.

Just back, me and my girlfriend, from 6 days in Paris. We went there with the warning that it was a "dear city", and earing such a thing when you live in London...well, it's scaring. And looking at the menus of restaurants in Montmartre I had a chill. And no chance to save money eating pizza. Even British tourist guides warn against Parisian pizzas, bad and expensive.

Quindi, apparentemente, l'alternativa e' fra spendere molti soldi in ristoranti dove e' dubbio cosa e come cucinino, oppure rischiare il tumore all'intestino mangiando cibo da fast food. Per esempio, cosa sia l'osso bucco io proprio non lo so. E anche un piatto povero come le rane (che desideravamo tanto mangiare dato che sono anni dall'ultima volta) viene fatto pagare minimo 8 euro come antipasto, quindi immaginatevi la porzione, e, fatti i conti, spendere circa 60 euro fra antipasto e un altro piatto per due, con un bicchiere di vino a testa, non ne vale proprio la pena.

Apparently, the alternative is between spending a load of money eating in restaurants where is not sure what they cook and how, or risking an intestinal cancer eating junk food. I don't know what a osso bucco is, but it's supposed to be an Italian dish, since I took the picture at an Italian restaurant. Even a poor dish as frog (which I desired to taste again after many years) costs at least 8 euros as starter, then you can imagine the size of the portion. Making the count, to spend around 60 euros for a starter and another dish for two, plus a glass of wine each,it doesn't worth.

Ma dato che la gastroarcheologia mi sta appassionando, come chi gia' a letto questo sapra', come fare per provare cibi tradizionali senza impoverire troppo il portafogli? La soluzione e' arrivata quasi per caso, grazie alla segnalazione di un amico: una gastronomia, che a Parigi si chiama charcuterie. Spesso lo stesso negozio fa sia da boucherie, ovvero macelleria, che da charcuterie, e c'e' la possibilita' di mangiare anche piatti caldi, o al limite riscaldati nel microonde. Recatici nella charcuterie segnalataci abbiamo fatto un po' di scorta, . Il primo piatto provato e' stato tete de veau con patate, a cui non ho pensato di fare nessuna foto, percio' ne metto una presa su Google. Altro non e' che testa di vitello,  ma cucinata in modo sopraffino, e dopo due anni a piallarmi le papille gustative con l'insipido cibo britannico e' stato come un'esperienza mistica. Dopo sono stato preso da un senso di felicita' e da quella
sonnolenza beata che in genere viene solo dopo aver fatto l'amore, e ci ho messo un po' di tempo a
realizzare che non avevamo mangiato in un ristorante ricercato, bensi' cibo riscaldato al microondei n una vaschetta di plastica , con forchette di plastica e seduti su una panchina in un parco.  

But since I'm becoming fond of astroarcheology, as who have read this knows, how to try traditional food without spending to much? The solution was a friend suggestion, a gastronomy, that in Paris is called charcuterie. Often the same shop is both boucherie, or rather butcher shop, and charcuterie. There's the chance to eat hot dishes too, or at least warmed up in the microwave. Went to the signaled charcuterie we bought enough for some meals. The first dish we tried was tete du veau with potatoes, which I didn't take any photos of, so I put one from Google. It's just veal head, but prepared in an excellent way, and after two years eating tasteless British food it was like a mystic experience. After I was taken by a feeling of happiness and that content sleepiness which normally arrives just after you have made love. I needed a bit of time to realize that we had not eaten in a chic restaurant, but microwave warmed up food, in a plastic box, with plastic forks, sitting on a bench in a public park.

Altri cibi che consiglio, sono il viande de grisson, anche se e' in realta' svizzero e non francese, che e' molto simile al nostro spek...

Other food I suggest is viande de grisson, even if it's Swiss and not French and really similar to Italian spek...
...il fromage de tete, che non e' assolutamente un formaggio ma carne...

...and fromage de tete, that is meat and not cheese...


 ...poitrine de porc braisee, che e' maiale arrostito ma con condimenti particolari...

...poitrine de porc braisee, that is roasted pork but with a special seasoning...
...la andouillette, un salame fatto con le interiora del porco. L'odore non e' invitante, ma vi consiglio di non annusarlo e mangiarlo: non ve ne pentirete...

...the andouillette, a salami made with pork entrails. The smell is not inviting, but I suggest you don't sniff it and just eat it: you will not repent of it...


...e per ultimo ma non ultimo il pate' en croute canard con fichi e foie gras. Se anche avete provato il foie gras e non vi e' piaciuto non ci pensate, il sapore non e' dominante. Il tutto lo abbiamo mangiato insieme a pain des amis, un pane lievitato naturalmente per 48 ore, che al terzo giorno era ancora buono.

...and at the end pate' en croute canard with figs and foie gras. Even if you tried foie gras and you didn't like it, don't think about that since the taste is not dominant. We ate everything with pain des amis, a natural 48 hours raised bread which at the third day was still good.

E poi ci sono le fromageries e nei mercati all'aperto si paga della buona frutta anche 1 euro al chilo: e se vi ricordate il detto "Al contadino non far sapere quanto e' buono il formaggio con le pere" capite al volo che un pasto o due lo si puo' anche fare a base di formaggio. Insomma, escluso il bere, a Parigi si puo' mangiare bene spendendo 3,50 euro a pasto per persona.

And then there are many fromageries, shops selling mainly cheese, and at the street markets you can pay really good fruit even 1 euro per kilo. An Italian way of say is "Don't let the farmer know how good is cheese with pears": it means that you can have a meal or two on cheese basis. Then, without beverages, in Paris it's possible to have a really good meal for just 3.50 euros per person. 



Se i piatti freddi proprio non vi soddisfano, molti negozi vendono, a prezzi un po' piu' alti, intorno ai 6 euro a porzione, piatti caldi come questi: agnello arrosto con fagioli e salsicce con pure'. Uno dei pure' piu' buoni che io abbia mai mangiato.

If you don't like cold dishes, many shops sell hot dishes. For about 6 euros you can have, for example, roasted lamb with beans or sausages with pure' (that is not mash potato, you know).






Se poi siete di quelli che proprio vogliono mangiare al ristorante, che ne dite di un ottimo pesce? A Parigi hanno pesce freschissimo e buono. Noi siamo capitati per caso in un piccolo ristorante peruviano (andare a Parigi per mangiare in un ristorante peruviano e' strano, lo so). El Pulpo, situato in Square Caulincourt all'angolo con Rue Lamarck, dall'esterno non sembra un gran che...

But if you really want to eat in a restaurant, why not a great seafood? Paris has really fresh and good fish. We casually found a Peruvian restaurant (I know, eating in a Peruvian restaurant in Paris is weird). El Pulpo, placed in Square Caulincourt corner Rue Lamarck, doesn't look great from outside...


 ...e dentro e' ancor piu' piccolo di come sembra da fuori, ma ci puoi mangiare piatti come questi chevizes con cipolla e patata dolce. Pesce squisito che, insieme alle birre e al dolce, e' costato 32 euro.

...and inside is even smaller then it looks from outside, but you can eat dishes like these chevizes with onion and sweet potato. Delicious fish costed, with beers and cake, just 32 euros.

Per concludere, due indirizzi di ottime charcuteries:
In the end, the addresses of two great charcuteries:

Boucherie Montmartroise, 3 rue Ramey 75018, Paris a nord
Gilles Verot, 3 rue Notre-Dame des Champs, Paris a sud


Prossimamente scrivero' di dove fare colazione, dei mercati all'aperto e dei giardini di Parigi. Rimanete sintonizzati.

I'll soon write about where having a breakfast, street markets and public parks in Paris. Stay tune.

Saturday 14 September 2013

In diretta da Paris: France 6-0 England

Non ho molto tempo per entrare nei dettagli, ne' tanto meno per caricare delle foto, ma provvedero' a breve. Mi limito a fornire una breve lista di cose che ritengo che qui a Parigi siano migliori che a Londra.

1) Il meteo e' migliore.
2) Il cibo e' decisamente buono, nutre lo spirito oltre che il corpo.
3) Le donne sono piu' belle: sono piu' fini, di aspetto e di modi.
4) C'e' piu' cultura, cultura vera, non commerciale: non che ci volesse molto a battere Londra su questo punto.
5) Le persone sono piu' civili.
6) I parchi pubblici sono decisamente piu' belli e meglio tenuti (e questo e' veramente uno smacco)

Ovviamente da turista non si vedono molti difetti, quindi puo' anche essere che su un punto o due mi sbagli. Ma non c'e' la moviola in campo quindi, per me, la Francia ha segnato tutti i gol.

Devo ammettere, pero', che i piccioni parigini son veramente delle teste di... uno mi ha letteralmente schiaffeggiato ieri al Trocadero, sulla terrazza che sovrasta la Tour Eiffel: io me ne andavo tranquillamente per i fatti miei e la bestiaccia infame mi ha intercetato con una traiettoria in picchiata prendendomi sul viso.

Friday 13 September 2013

In diretta da Paris: una citta' armata?

Due giorni (uno e mezzo, a dire il vero) a Parigi e le forze di polizia che ho avuto modo di incrociare hanno dell'inquietante. Alla stazione del treno, la Polizia Ferroviaria gira in un gruppo di quattro, dotati di sfollagente, spray al peperoncino, taser e pistola. A Montmartre, la Polizia pure gira sempre in un gruppo di quattro, in mountainbike, con taser e pistola. A Jardin de Luxembourg i Gendarmi non si contano, con almeno due differenti uniformi, ma tenuto conto che li' c'e' il Senato e' forse la meno guardata delle localita'.
Militari in mimetica e mitra imbracciato sono un po' ovunque, in gruppi di tre, in tutte le localita' strategiche, stazioni dei treni e di fronte alle basiliche. Non ci sono al Senato: non in vista almeno. Nella strada sotto la mia camera all'albergo, stanotte, sostava una ronda, con sfollagente e spray.

Vien da pensare.

Thursday 12 September 2013

In diretta da Paris: giu' la testa

"Alles! Alles!Je suis le pigeon temeraire!" E un piccione ti passa in volo radente a pochi centimetri dalla testa. A conti fatti, che parlino francese, inglese o italiano, vedo poca differenza fra i pennuti d'oltre manica o d'oltralpe. Anche se questi a Parigi mi paiono un po' piu' acrobatici. In quanto all'ortografia della frase in francese, scrivo con tastiera inglese priva di lettere accentate.

L'esperienza coi piccioni e' capitata ieri pomeriggio, al Sacro Cuore di Montmartre, quartiere caratteristico e turistico, di cui sicuramente saprete piu' di me e che, onestamente, non mi ha impressionato gran che. Non in se per se, almeno: carino nel complesso, con molti scorci incantevoli ed edifici molto belli, ma niente di impressionante. Piu' caratteristiche le strade che abbiamo attraversato per raggiungere Montmartre. Il quartiere maghrebino, in cui il nostro albergo di trova, con i venditori di pannocchie: girano con carrelli del supermercato che hanno un braciere all'interno, generalmente fatto con un bidone metallico, e una gratella su cui posano le pannocchie. Sono tutti uguali: probabilmente lavorano in franchising. E folle d'uomini, con alcuni bambini (maschi) mescolati agli adulti, che occupano i marciapiedi senza far niente, eccettuati quelli che vendono camice o iphone. Poche le donne, anche se forse contando pure quelle sotto i teli neri simili a burka ma senza la fessura per gli occhi aumentano sensibilmente. E poi il quartiere a luci rosse, che fa capire che buffonata sia Soho: cinema, DVD shops, sexy shops, spettacoli dal vivo, il museo dell'erotismo, una fila interminabile di attivita' su ambo i lati del boulevard, fino ad arrivare al Moulin Rouge. Pezzo indimenticabile, che meriterebbe d'essere comprato per farlo vedere agli amici: un dildo in silicone a forma di Tour Eiffel. E poi il quartiere africano, dove l'unica attivita' commerciale pare essere il parrucchiere: una sfilata di negozi per acconciature, extensions per unghie e parrucche posate su teste di manichino tutte uguali, tutte con la stessa espressione alienata. Qui anche i fast food ricordano incredibilmente Londra, e vien da pensare che forse forse, quando un inglese dice che il Regno Unito e' decaduto per colpa degli immigrati, non abbia poi tutti i torti. In un certo senso il concetto e' tutt'altro che sbagliato.
Dopo aver girato tutti questi quartieri, abbiamo scoperto che la nostra guida, comprata a Londra, ci metteva in guardia e suggeriva di evitarli perche' pericolosi. Ma la stessa guida avvisava di stare attenti alla pizza, perche' a Parigi non la sanno fare se non in pochissimi posti ed ovviamente costosissimi. Come se a Londra la pizza la sapessero fare e la vendessero economica.

Cio' che mi ha veramente colpito e' il diverso modo di vivere rispetto a Londra. Bambini che giocano a pallone nei giardini, che si rincorrono per le strade, madri che parlano ai figli e rispondono alle loro domande. Nel complesso una citta' piu' sporca di Londra, ma abitata da gente molto piu' pulita dei londinesi. Qui non c'e' nessuno che ti cammina dietro per raccogliere la spazzatura che lasci cadere per strada o abbandoni nei parchi. Ci sono i cestini e le persone si alzano dalla panchina su cui stanno sedute, camminano fino al cestino piu' vicino e ci buttano la loro spazzatura. C'e' molta piu' educazione.
Parigi non e' poi cosi' dissimile da una citta' italiana, forse in Italia siamo meno attenti a dove la nostra spazzatura finisce, ma c'e' un abisso fra Parigi e Londra. Nei prossimi post parlero' di cibo e parchi pubblici, postero' delle foto anche. Credo che veramente UK non sia parte d'Europa.

Tuesday 10 September 2013

Viva l'Italia: e così vadano i traditor rinnegati!

"Viva l'Italia: e così vadano i traditor rinnegati!" Con queste parole Brancaleone, uno dei combattenti de La disfida di Barletta, nell'immediato momento dopo che ha ucciso Grajano, italiano sceso in lizza al fianco dei francesi contro i suoi stessi connazionali, urla la sua sfida a chi, italiano, per miopia o per brama, per stupidita' o per calcolo, si schiera con lo straniero. Metaforicamente o meno, tale destino lo dovremmo far seguire a molti, di questi tempi.

Riporto da Goofynomics la seguente lista di imprese italiane comprate da stranieri:

1999
Algida (Unilever, e naturalmente...; n.b.: impossibile verificare in rete la data dell’acquisizione: mi date una mano?)

2000
Emilio Pucci (Arnault, Francia)
Fiat Ferroviaria (Alstom, Francia)

2001
Bottega Veneta (Francia)
Fendi (Francia)

2003
Peroni (Sudafrica)
Sps Italiana Pack Systems (Usa)

2005 
Acciaierie Lucchini (Russia)
Benelli (Cina)

2006
Carapelli Sasso e Bertolli (Spagna)
Galbani (Francia)

2008 
Osvaldo Cariboni (Alstom, Francia)

2009 
Fiat Avio (divisione Fiat per il settore aerospaziale) (Usa,Inghilterra)

2010
Fastweb (Svizzera, aveva già parte delle azioni dal 2007)
Belfe (Sud Corea)
Lario (Sud Corea)
Boschetti alimentare (confetture) (Francia)

2011
Gancia (Russia)
Fiorucci (salumi) (Spagna)
Parmalat (Lactalis, Francia)
Bulgari (Francia)
Brioni (Francia)
Wind (Russia, prima Egitto)
Edison (Francia)
Mandarina Duck (Sud Corea)
Loquendo (leader nelle tecnologie di riconoscimento vocale) (Usa)
Eridania (zucchero) (Francia)

2012
Star (Spagna) Controlla i marchi RisoChef, Pummarò, Sogni d'Oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo ed Olita
Ducati (Germania)
Eskigel (produzione gelati per varie catene di supermercati) (UK)
Valentino (Qatar)
Ferretti (nautica) (Cina)
AR Pelati (pomodori) (Giappone)
Coccinelle (Sud Corea)
Sixty (Cina) Proprietaria dei marchi Miss Sixty e Energie

2013
Richard Ginori (venduta a Gucci, Francese)
Loro Piana (Francia)
Pernigotti (Turchia)
Chianti Gallo Nero Docg (Cina)
Pomellato (Francia)
Scotti Oro (Spagna per il 25%)


Ci stanno comprando un pezzetto alla volta. E sotto prezzo, perche' "dobbiamo onorare i nostri debiti". Praticamente siamo come un artigiano a cui impongono di vendere i suoi attrezzi per ripagare i suoi debiti. Poco importa se con tale vendita riuscira' a coprire solo una minima parte del debito contratto, poi potra' andare a lavorare sottoposto per saldare la differenza: manovalanza specializzata a basso costo. Lo hanno gia' fatto con la Grecia e ora, con la complicita' interna dei politici italiani, lo stanno facendo all'Italia.
Riporto un altro passo dallo stesso post:

Attenzione: come ho detto più volte, questo ovvio dato di fatto non esclude che ci potessero anche essere buone intenzioni e che ci siano magari anche stati sporadici buoni risultati. Ma il punto è che un progetto fatto per favorire la circolazione (cioè i deflussi e gli afflussi) di capitali crea evidentemente, in re ipsa, un ambiente favorevole all’acquisizione di aziende da parte di capitali esteri, e proprio non si vede come sia logicamente possibile sostenere il contrario! Attenzione: ovviamente la cosa vale nei due sensi, si intende: anche noi abbiamo avuto più facilità nell’acquistare aziende estere. Ma qui subentra la mens rea di Bruxelles: chissà perché, quando ci muoviamo noi per acquistare, se tentiamo di farlo nei paesi del Nord, son sassate nei denti (l’episodio citato da Simone è uno dei tanti, gli altri ve li ricordate).
E allora, per favore, basta con questa storia che l’euro ci protegge dai fire sales.


L’euroè i

 fire 

sales.

Perché quando acquisti un bene all’estero, i prezzi rilevanti sono due: quello della valuta estera, e quello del bene estero. L’euro, distruggendo la redditività delle aziende italiane (attraverso la chiusura dei mercati di sbocco, attraverso il collasso del mercato interno favorito dalle riforme a base di flessibilità, attraverso mille canali) ha fatto crollare il prezzo delle aziende italiane. Chiaro? Il prezzo delle aziende è crollato molto più di quanto il prezzo della valuta (l’euro) sia aumentato.

E non mi riferisco solo al prezzo di quelle quotate in borsa: mi riferisco anche alle aziende non quotate, che a fronte di cali importanti del fatturato sono ben liete di accettare offerte di liquidazione sottoprezzo.
Un crollo della quotazione di un’azienda del 20% la rende del 20% più conveniente per l’investitore estero ma non aumenta la sua competitività di prezzo e quindi non le dà strumenti per resistere a offerte di acquisizione. Una svalutazione del 20% rende l’azienda più conveniente del 20% per l’investitore estero, ma al contempo rilancia la sua competitività di prezzo, la sua capacità di generare fatturato e profitti, e quindi di resistere. In Italia sta succedendo la prima cosa ma non può succedere la seconda.

Chi, come me, si trova a vivere e lavorare all'estero per scelta "forzata", o chi e' in procinto di partire o cerca disperatamente di farlo per sfuggire al tritacarne, il meatgrinder, tenga a mente questo:

Chi vuole l’euro vuole lo sterminio e la vendita a saldo di quello che resta delle nostre aziende.