Wednesday 7 August 2013

La casa (parte prima)


-E' proprio sicuro di volerla prendere?
Marco fisso' l'agente immobiliare, un ometto alto si e no un metro e mezzo, col viso rotondo e occhialini dalla montatura di metallo.
-Non capisco, Non la vuole vendere?
-No, no. Sono gia' stato pagato, non posso rifiutarmi di vendere al miglior offerente.- L'agente scrollo' le spalle. -Lei e' il miglior offerente. Ed anche l'unico, a dire il vero.
"Domani comincero' a prepare i documenti. Se intanto non le dispiace firmare l'offerta...
Marco prese il foglio e la penna che l'altro gli porgeva, un modulo prestampato, in inglese, i cui spazi vuoti lui e l'agente avevano riempito insieme durante il corso della visita alla casa, e lo firmo' sul cofano della sua auto.
-Quando pensa che potro' entrarci?- chiese restituendo il modulo.
-Immediatamente. Le mie istruzioni sono di consegnarle le chiavi non appena formalizzata l'offerta.
E tiro' fuori dalla tasca della giacca il mazzo di chiavi che aveva usato per entrare nell'edificio. Marco le prese, rivolgendo all'altro uno sguardo perplesso.
-Non e' una procedura...inusuale?
-Molto.
Marco continuo' a fissarlo.
Comprendendo che Marco si aspettava una spiegazione, l'altro aggiunse, stringendosi nelle spalle: -Non so che dirle. Non ho mai incontrato il venditore. Posso solo assicurarle che e' tutto in regola. La mia agenzia va fiera di sbrigare tutte le procedure alla perfezione e di fornire un servizio perfetto agli acquirenti.
Marco annui.
-Ora devo andare, la prego di scusarmi. Non posso proprio trattenermi.
-Certo, si figuri.
-Le faro' sapere non appena i documenti saranno pronti.
-Grazie.
L'agente immobiliare raggiunse la sua auto, poso' la ventiquattrore sul sedile del passeggero, poi, come per un ripensamento, un piede gia' nell'auto, torno' a rivolgersi a Marco: -Pensa di passare la notte qui?
-Eh? Come? No, non penso. Perche'?
-Curiosita'-, rispose l'altro stringendosi nelle spalle. -La chiamero' quanto prima. Lei ha la mia card. Se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiamarmi.
-Certo. Grazie.
L'agente entro' in auto e chiuse lo sportello, accese il motore e parti', facendo inversione sull'ampio piazzale inghiaiato antistante la casa. Pochi secondi dopo era scomparso dietro l'alta siepe che delimitava la proprieta'.
Dopo un lungo momento speso a fissare la strada lungo la quale l'auto dell'agente immobiliare era appena scomparsa, Marco rivolse la sua attenzione al cottage, una tipica struttura della campagna inglese. Tetti a spiovente coperti di lastre di ardesia, muri in pietre non squadrate. Le finestre erano di tipo europeo, non quelle a ghigliottina cui cinque anni a Londra lo avevano abituato. Era una stranezza? Non sapeva rispondersi. In cinque anni aveva visto poco e niente della restante parte del Regno Unito: un viaggio in Galles, un paio di escursioni nel Sussex, qualche weekend a Brighton, e quel famigerato viaggio in coach a Stonehenge che non avrebbe mai fatto avesse saputo prima che i monoliti non erano stati ricollocati nella posizione originale. Il lavoro aveva assorbito quasi completamente tutto il suo tempo e le sue energie.
Si accorse che aveva in mano la mappa della proprieta'. Vi dette uno sguardo veloce. La casa aveva un grande giardino sul fronte, un ampio prato delimitato da siepi formali, privo di alberi ma pieno di aiuole di erbacee perenni che una squadra di giardinieri reclutati in una cittadina non distante venivano a curare una volta a settimana. Hemerocallis, rose, Hosta, lupini, ortensie ed Iris si affollavano contro i muri della casa e lungo una seconda siepe, una clouding hedge che racchiudeva un giardino piu' piccolo, cui si poteva accedere solo dal conservatory, quest'ultimo solo parzialmente visibile a sinistra del corpo principale della casa, dietro la clouding hedge. A ridosso del retro della casa iniziava un boschetto di betulle, di cui solo pochi metri erano nella proprieta', che qui era delimitata dal Lee Creek, un piccolo corso d'acqua che Marco non aveva idea ne' dove iniziasse ne' tantomeno dove andasse a finire.
I venditori avevano mantenuto tutto in perfetto stato, nonostante la casa fosse vuota da lungo tempo, a detta dell'agente immobiliare. Cosi' come una squadra di giardinieri veniva a prendersi cura del giardino e della restante parte della proprieta', una squadra di cleaners veniva a tenere l'interno della casa in ordine. Pulivano, davano aria, rinfrescavano la biancheria e cambiavano regolarmente le lenzuola ai letti che nessuno usava. Si assicuravano addirittura che i topi non entrassero. Praticamente la casa era mantenuta in stato abitabile. Che aveva chiesto l'agente? Se Marco intendeva passarci la notte? E perche' no? C'era tutto. mancava solo il cibo.
Marco prese il cellulare, intenzionato a chiamare l'agente per chiedergli se sapeva dove poteva comprarne. Ma mentre ancora cercava il biglietto da visita che l'ometto gli aveva messo in mano appena incontrato, si accorse che il cellulare non aveva campo. Zero. Mai successo prima... Con una scrollata di spalle se lo lascio' cadere in tasca: a poco piu' di due miglia c'era il paese di... Com'era il nome del paese? Non lo ricordava. Poco male, la strada la sapeva ritrovare.
A passo deciso giro' intorno all'auto, solo per rendersi conto che era andato sul lato sinistro del veicolo. Con una risata fece il giro: a londra non aveva mai guidato (grazie al Cielo non ne aveva mai avuta necessita') e non si era ancora abituato al fatto che il volante era sul lato opposto a quello delle auto italiane. E francesi, e tedesche, e spagnole, eccetera eccetera eccetera.

Quindici minuti piu' tardi Marco parcheggio' in paese, di fronte a quello che gli parve l'unico negozio di alimentari. Il paese consisteva di due file di case lungo una strada larga appena per far incrociare due auto. Edifici anonimi, tutti uguali, intonacati con quell'orribile plaster bitorzoluto usato per le costruzioni piu' economiche, sporco e pieno di scrostature. Delle insegne indicavano, piu' avanti lungo la strada e uno di fronte all'altro, l'ufficio postale e un off license. Il paese, di cui ancora non sapeva il nome, aveva un aspetto grigio. Non c'erano auto in vista, solo pochi abitanti erano in strada, tutti fra i cinquanta e i sessant'anni. Anche loro avevano un aspetto grigio.
Con una strana sensazione, con la pelle del collo che pareva tirargli vicino alla nuca, marco scese dall'auto e fece per entrare nel negozio. Nel momento stesso in cui apri' la porta un uomo usci' urtandolo per passare. Marco barcollo' all'indietro e si riprese quando l'altro era gia' due metri piu' avanti lungo il marciapiede, il capo girato per guardarlo in cagnesco da sopra la spalla, rivolgendogli una frase a denti stretti di cui lui afferro' solo un Fuck.
-Excuse me...- tento' Marco, ma quello tiro' a diritto ignorandolo.
"E meno male che nel countryside dovrebbero essere more friendly", penso' Marco, fissando la schiena dell'uomo che si allontanava.
-Shut the door!
L'urlo giunto da dentro il negozio riporto' Marco al motivo per cui si era recato li'. Entro' nel negozio, un ambiente angusto di una sola lunga stanza, con scaffali lungo le pareti e pure nel mezzo a creare due corridoi non larghi a sufficienza per fare incrociare due persone.
-Hello-, saluto' Marco.
Dal fondo del negozio, una donna lo fisso' senza rispondere, ingobbita dietro al registratore di cassa e pile di prodotti che ingombravano il banco su cui il registratore stava. Cosa gli aveva detto l'agente riguardo la gente di questa zona? Che non ti davano confidenza a meno che la tua famiglia risiedesse in zona da almeno trent'anni? Al momento Marco non gli aveva creduto, lo aveva preso per il commento del tipico italiano scontento di vivere in questa nazione, nonostante i lauti stipendi elergitigli. Ora cominciava a ricredersi.
Un po' in imbarazzo sotto lo sguardo fisso e silenzioso della donna, Marco prese uno dei tre cestelli che stavano a fianco della porta d'ingresso... Tre cestelli? Li' non c'era spazio per piu' di due clienti a volta!... e comincio' a cercare qualcosa da mangiare, sia per la cena che per la colazione del giorno dopo.
Prese del latte a lunga conservazione, l'unico in vendita, e cereali per la colazione; Lincoshire sausage e una confenzione di pomodori per cena. Cerco' inutilmente dell'olio d'oliva, quindi si accontento' col burro. Lo spreadable, ovviamente, di una marca mai vista. Fra gli ingredienti vegetable oils non meglio identificati in percentuale del 36 per cento. Due panini dall'aspetto gia' rinsecchito era tutto cio' che rimaneva nel cestino del pane. Li mise in un sacchetto trasperente per alimenti che fece cadere nel cestino. Sale ne trovo' solo di roccia, in una scatola di cartone consumato che pareva aver preso l'umido.
-Do you have wine?- chiese alla proprietaria del negozio. Lo sguardo stolido con cui lo fisso' lo spinse a ripetere la domanda. "Ma che ha questa? E' sorda?"
-Go to the o' 'cense a' th' end o' road.- rispose infine la donna.
"Cazzo! Ma qui parlano peggio che a Londra?"
Marco annui, mormorando un thanks che l'altra ignoro'. Quindi raggiunse la cassa col suo cestino e lo appoggio' sul banco, occupandone l'ultimo spazio libero. La proprietaria prese una busta di plastica da sotto il banco, e letteralmete la getto' contro di lui. Marco non era ancora riuscito ad aprirlo quando la donna inizio' a prendere la roba dal cestino e poi a ributtarcela dentro. La scatola del burro lo urto' sulla pancia e ricadde nel cesto, quella del sale urto' contro il suo braccio che aveva allungato per prendere il burro e cadde in terra. Marco' si chino' per raccoglierlo, accompagnato da un grugnito sprezzante della donna.
-Twen' free an sixsy p-, disse la donna mentre Marco ancora doveva finire di mettere i suoi acquisti nel sacchetto che reggeva con la sinistra senza poterlo appoggiare da nessuna parte.
"Piu' caro che a Londra!" Il pensiero gli esplose letteralmente nel cervello, mentre la donna allungava una mano tesa sopra il cestino impedendogli di prendere il resto della roba. Esterrefatto Marco sfilo' il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni e ne prese la carta di credito.
-Cash-, sibilo' la donna.
Marco la fisso' senza capire.
-Only cash.
Rimettendo la carta al suo posto Marco prese una banconota da venti e una da cinque sterline e le porse alla donna. Riprese a raccogliere i suoi acquisti ma la donna lo blocco' di nuovo, allungando la mano col resto sopra il cestino. Marco la lascio' rovesciare le monete del resto nella sua mano aperta e fece per mettersele in tasca, quando si rese conto che non erano abbastanza.
-It's wrong-, disse guardando la donna.
Quella sbuffo' e allungo' una mano nel cassetto del registratore di cassa, quindi sbatte' una moneta da una sterlina nella mano di Marco. Esterrefatto, Marco si caccio' le monete in tasca, afferro' il sacchettino del pane e le salsicce che ancora rimaneva nel cestello e si volto' per andarsene.
-Take i' back!- gli urlo' dietro la donna con voce stridula, sbatacchiando il cestello metallico sul piano del banco. Marco la ignoro', apri' con difficolta' la porta, avendo ambo le mani impegnate, quindi usci'. Si fermo' di fronte alla sua auto, scuotendo la testa. Era stato cosi' scioccato dalla maleducazione della donna che non era riuscito a reagire. Ancora scuotendo la testa armeggio' per mettere tutti gli acquisti nella busta.
In quel momento noto' che un uomo lo fissava dall'altro lato della strada. Non gli levava gli occhi di dosso, uno sguardo cupo e minaccioso. "Ma che hanno in questo posto?"
Il vino. La donna aveva detto di andare all'off license. Marco mosse un passo in direzione del negozio, poi si fermo'. L'idea di trovare un altro negoziante cafone come la donna lo agghiaccio'. Meglio bere acqua del rubinetto che affrontare un'altra persona simile. Reso impacciato dallo sguardo fisso dell'uomo sull'altro lato della strada, Marco apri' la portiera dell'auto, si sedette tenendo la busta della spesa in mano e schiacciandola fra il suo corpo ed il volante. Quando riusci' a liberarla la poso' sull'altro sedile, quindi armeggio' con la cintura di sicurezza che si era bloccata, ed infine parti' rinunciando ad allacciarla. Voleva togliersi da quello sguardo fisso e malevolo.

Rientro' a casa stremato. Letteralmente stremato. Fece uno sforzo per cucinarsi la cena, usando il burro per le salsicce e condendo i pomodori col solo sale. Mise tutto in un piatto, riempi' una caraffa d'acqua al rubinetto della cucina, e si sedette per mangiare.
Il primo pezzo di salsiccia gli ando' letteralmente di traverso. Quando smise di tossire, mezzo soffocato, verso' dell'acqua nel bicchiere e bevve. Com'era fresca! E quasi dolce! Gli ricordava l'acqua che beveva da ragazzo nei torrenti del Pratomagno, giu' in Italia. Posato il bicchiere, inforco' uno spicchio di pomodoro e se lo mise in bocca. Mastico' disgustato il vegetale insapore. Neanche il sale aveva sapore... Con un sospiro taglio' un altro pezzo di salsiccia.
"Smettila, e' solo autosuggestione. A Londra non e' che il cibo faccia meno schifo."
Come morse la salsiccia l'unto e il grasso che la impregnavano, con un retrogusto rancido, lo afferrarono alla gola. facendolo quasi vomitare. Si sforzo' di continuare a masticare, mettendosi in bocca anche uno spicchio di pomodoro per mitigare l'unto della carne. Mando' giu' il boccone ed allontano' disgustato il piatto. Mangiare quella roba era impossibile!
Bevve un sorso d'acqua per sciacquar via il sapore cattivo della salsiccia. L'acqua era cosi' dolce che ne bevve un altro lungo sorso. E prima di rendersene conto aveva bevuto l'intera caraffa.
Un po' sorpreso si alzo' per svuotare il piatto nella spazzatura, quindi lo lascio' nell'acquaio. Tempo di dormire, si disse. Sali' al piano di sopra, entro' nella spaziosa camera che si era scelto, dove sotto al cuscino del letto king size trovo' un pigiama della sua taglia. Lo indosso' e si infilo' sotto le coperte. Spense la luce della lampada sul comodino e dopo neanche un minuto dormiva.
E cominciarono gli incubi...


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