Thursday 29 August 2013

Gastroarcheologia

Se ci fate attenzione, noterete che a Londra e' difficile trovare un ristorante. Ma cosa dici? esclamera' qualcuno. Fateci caso, non potete vedere un'insegna con semplicemente scritto "Restaurant". Sara' sempre roba tipo "The Bombay Kamasutra, Indian Restaurant", oppure "J-J the Trojan, Italian Restaurant" (questo era, al secolo, Gigi il Troione che dopo trasferitosi a Londra, da bravo Britalian, cerca di mascherare le sue origini da un lato mentre le propaganda dall'altro come garanzia di qualita'). E poi Greek Restaurants, Mexican Restaurants, Turkish, Pakistan, French e via dicendo. Ma non il semplice restaurant indice di cucina locale. La cucina tradizionale inglese pare sia stata spazzata via da ere geologiche, uniche rimanenze i fish and chips shops. Tant'e' vero che, preannunciando ai miei colleghi al lavoro l' intenzione di andare a mangiare in un "traditional British food restaurant", mi hanno risposto: "Where? At the fish and chips shop at the corner?"

Se la cucina inglese non solo non si e' diffusa nel mondo ma e' anche andata sparendo da Londra (ma quasi quasi mi azzardo a dire dall'Inghilterra) ci sara' un perche'. Buona o cattiva che sia la cucina, ho sempre avuto voglia di provarla. Come posso parlare male di qualcosa che non conosco? I suggerimenti ricevuti fin'ora da utenti stabili sul territorio londinese da un decennio circa si sono sempre rivelati farlocchi. Un'occhiata al menu' dei locali indicatimi e' stata sufficiente per scartare ogni suggerimento: caviale, cibi con nomi tahilandesi, pretesa pasta italiana, foie grass, asparagi e sashimi. Questo e i commenti di varie persone porterebbero a pensare, in realta', che la cucina inglese non abbia mai avuto un gran che da offrire, e i nomi piu' fantasiosi in cui sono incappato nascondevano in realta' una pochezza estrema. I Faggots in gravy (letteralmente Froci al sugo) altro non e' che un mash di patate con salsina (patate schiacciate con la onnipresente brown sauce); il Toad-in-the-hole (Rospo nel buco) sono salsicce, sebbene fatte al forno insieme allo Yorkshire pudding, che altro non e' che un tipo di pane (pero' l'aspetto e' invitante); lo Spotted dick (il C***o macchiato), e' un dolcetto non so quanto tradizionale dato che usa il limone (pianta non proprio locale in UK). Insomma, nella letteratura si trovano tanti riferimenti, parlando con gli inglesi ti decantano le delizie di cosi' tanti piatti "lovely and delicious" (che non capisci una beneamata mazza di come sono fatti perche' ti raccontano tutto in slang), ma arrivati al pratico trovi poco, se non sedicenti piatti tradizionali serviti nei pub che hanno tutti lo stesso sapore: meat pie, veggy pie, to' ma' pie... ma sempre lo stesso sapore. La domanda e' lecita: ma cosa mangiavano gli inglesi nel dopoguerra? Tanto per scegliere un periodo storico a caso.
Fra la Compagnia delle Indie Orientali e la Compagnia delle Indie Occidentali, la Gran Bretagna ha mosso tonnellate e tonnellate di "ingredienti" diversi, ed e' venuta in contatto con decine di culture e cucine diverse: a mio avviso qualcosa dovrebbe avere assorbito. Le basi per una varieta' inimmaginabile ci sono. Che ne e' stato, quindi, della cucina tradizionale inglese? E' scomparsa perche' le donne hanno diovuto lavorare in fabbrica fin dal Dopoguerra e non hanno piu' avuto tempo di cucinare? O questo popolo ha le papille gustative piallate come suggerisc eil loro bisogno di affogare ogni cibo in Brown e Piccalilly sauce? Da questi quesiti il desiderio di capire, quindi la necessita' di scavare nella gastronomia di Sua Maesta'. Ma dove andare, visto che non ci sono ristoranti "inglesi"?

Finalmente ho trovato un pie and mash shop che sta li' fin dal 1900 ed apparentemente serve gli stessi cibi sin da allora. Finalmente la possibilita' di provare il brivido di assaggiare le jelly eels! Non potrete dichiararvi Londeners fin quando non ne avrete mandata giu' una. Lasciamo stare che tutti gli inglesi che me ne hanno parlato hanno dichiarato che a loro fanno schifo.
Lo scorso sabato ho organizzato la missione esplorativa, ed in sei abbiamo sfidato la pioggia, a tratti torrenziale (la prima vera pioggia "buona" che ho visto in due anni-la terra e' ancora bagnata), per andare a provare qualcosa della cucina tradizionale inglese. Ci siamo recati in quel di Broadway Market, una strada piena di negozi interessanti (nulla di che, per carita'). Un ristorante che serve la Full Italian Breakfast: fresh Italian sausage with eggs, grilled pancetta,sauteed mushrooms, tomato and toasted bread (tipica, no? La colazione che facevamo tutti noi quando ancora stavamo in Italia). E poi librerie, nolleggio DVD, parrucchieri, pub e ristoranti, l'immancabile off license. Nella vetrina di quest'ultimo risaltava The Kraken, black spicy rum, con tanto di mostro marino tentacolato sull'etichetta stampata in bianco e nero. Il polacco dentro il negozio, che tra l'altro ha cercato di rifilarmi un Chianti da poco a un prezzo stratosferico, aveva il vizio di non lasciarmi finire la frase. Per un logorroico che pretende di avere sempre ragione come me e' stato un bel problema, non riuscire a mettere una frase compiuta nel mezzo dei suoi tentativi di rifilarmi vino da poco. Alla fine l'ho zittito chiedendogli un Amontillado che ovviamente non aveva: grazie Poe!



E cosi' siamo arrivati da Cooke, un negozio spoglio, con alcuni tavolini da sei posti 
ciascuno (sembravano fatti apposta per noi), 
dove abbiamo ordinato bull meat pies e jelly eels. Le due pietanze le abbiamo oculatamente 
scelte in un menu' degno dell'aspetto del negozio, 
che vantava una lista di ben due piatti differenti: bull meat pie e jelly eels. 
Il tipo dietro il bancone, il proprietario, cosi' alto che per vederlo 
ci si doveva sporgere sopra il banco, 
con un accento cosi' marcato che ci ho messo un poco per riuscire ad afferrare cosa andava dicendo, ha avuto a sua volta problemi di comprensione, ed abbiamo dovuto ripetere 
molte volte che volevamo prendere tutte e tre 
le pies rimaste piu' una porzione di anguille. 
Il suo problema, pero', non era il nostro accento. 
E' che proprio non riusciva a credere che degli 
italiani volessero mangiare le sue pies.















In conclusione, non e' che siamo arrivati a molto. Questa prima esperienza tende ad indicare che la cucina britannica, nonostante tutte le chance che ha avuto, non e' stata capace di assorbire alcun che dalle altre culture culinarie. La carne di toro sapeva di animale vecchio. Non so se avete mai provato il cavallo: quando l'animale e' giovane il sapore e' buono, ma quando e' vecchio sembra carne sul punto di andare a male (e se e' vero che qui una volta frollavano la carne per tre giorni...). La pie era cucinata bene, la sfoglia era anche buona, ma il macinato di carne con quei sapori non ben catalogabili qualche dubbio me lo ha lasciato, e solo il potato mash annaffiato di chilly vinegard o brown sauce ha salvato la situazione. Le anguille in gelatina, invece, erano una cosa misera, al sapore di fondale di fiume che neanche la carpa o lo zoccolo cresciuti nello specchio d'acqua italiano piu' fangoso e melmoso riescono ad acquisire, servite in una brodaglia verde chiamata liker (pronuncia likaa), che doveva essere una zuppa di piselli, ma che era totalmente priva di sapore cosi' com'era priva di sale. Una delle ragazze ha quasi sputato il boccone, e solo le sue estreme buone maniere da nordica italica le hanno impedito di performare il desiderato atto.

Un po' di buone maniere devo averle imparate: quando il proprietario mi ha chiesto se mi erano piaciute le anguille, ho risposto "They are not my cup of tea" (per forza, erano anguille, mica te' -.-), invece di rispondere che erano una cagata pazzesca come avrei risposto pochi anni fa. Sto acquisendo un po' di quelle buone maniere britanniche, cosi' "polite" e cosi' ipocrite. Io, a mia volta, gli ho chiesto quanti anni aveva la bestia quando era stata macellata (quanti anni sono passati prima che ce la servisse non lo volevo sapere), e la sua risposta e' stata: "I have no idea!" Grande! Manco sai cosa dai da mangiare ai tuoi clienti. 
Dato che non c'erano speranze di avere informazioni sulla tracciabilita' di cio' che avevamo ingerito, siamo finiti a parlare dei "vicentin magna gati" e di Berlusconi, a cui "piacciono le belle ragazze" (detto con accento londinese). Certo, come a Bill Clinton e Francois Hollande, per dirne due che son stati beccati con le brache calate. Anche se a dire il vero Clinton le preferisce un poco "grassottelle". Per non dire "ciccione" come scrisse la Oriana Fallaci. Almeno ho scoperto che in passato c'erano molti italiani che andavano a comprare le anguille da lui sotto Natale.

Comunque nessuno e' stato male, anche se siamo andati subito a rifarci la bocca in un pub, dove abbiamo anche ordinato dei dolci. Anche perche' da Cooke non c'era niente da bere. Unica nota positiva, per mangiare in sei abbiamo speso 18 pounds in tutto.Credo che prima o poi un altro tentativo lo faro', anche se dubito che la prossima volta avro' gli amici a farmi il coro

Piano piano il pomeriggio e' passato, fra una chiacchera seria ed una stupida, annaffiate con birra niente male e un waffel con gelato per addolcire la delusione per altro attesa, in uno di quei pub dove ti lasciano a disposizione giochi di societa' e pure qualche libro per trascorrere le ore. Quindi e' venuto il tempo di far rientro, e ci siamo incamminati lungo Regent's Canal per tornare a Bethnal Green Station. Beh, questo, per me, e' stato il topic della giornata: il crepuscolo umido che scendeva, Victoria Park con le sue forme indistinte nel buio da un lato, le case sull'altro, che davano direttamente sull'acqua, mezze nascoste dalla vegetazione di lilla e buddleie, aceri, salici e sambuchi, alcune con un piccolo spiazzo sulla riva che faceva da approdo per la barchetta a remi. La voce di un cantante italiano che giungeva amplificata da un locale sulla sponda opposta. Potevi fingere di non essere a Londra, in quel luogo, in quel momento. 
Le case, ovviamente, in quella zona hanno prezzi inarrivabili.

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