Thursday 13 December 2012

L'amore al tempo dei Riots - Un passo indietro

    Sono atterrato a Londra alle 18:00 circa del 16 giugno 2011. In fuga da tante cose. Da piccole cose, in realta', ma che avevano fatto di me un cane rabbioso. Credevo di essere vicino al punto di rottura, ma, come scoprii mesi dopo, il punto di rottura lo aveva gia' superato. Come sia riuscito a rimettere insieme i pezzi del mio spirito non ne ho idea. E tanto meno ho idea se la tenuta sara' di lunga durata, sufficiente a far si' che si risaldino l'un l'altro, o se al primo vero confronto cedera' miseramente.
    Gli ultimi anni in Italia mi avevano piano piano calato in una situazione che non sfociava nella depressione solo perche' vi ho tenacemente resistito. Ero come un naufrago, prova a immaginare la scena: e' notte, non riesci a capire se sia piu' oscuro il cielo oppure il mare; non vedi niente intorno a te se non il buio, e stai sorreggendo due persone, tieni le loro teste fuori dall'acqua. Ad un certo ti rendi conto che non ce la fai piu'. Sei semplicemente stanco, sull'orlo dello sfinimento, e che la tua, di testa, e' sempre un poco piu' bassa man mano che il tempo passa e le energie diminuiscono. Insomma, stai andando a fondo. Sei vai a fondo tu, gli altri due vengono a fondo con te. E sei conscio che non puoi riuscire a salvare entrambi, ma che se tu dovessi sostenere il peso di uno solo allora ce la faresti. 
    Decidere di lasciarne andare uno non e' stato poi cosi' difficile. Era una scelta obbligata. Anche quale dei due lasciare non ha richiesto un grande sforzo di volonta': ho lasciato andare chi dei due era in grado di stare a galla per conto proprio. Ho lasciato andare mia moglie ed ho tenuto mio figlio. Metaforicamente parlando, ovviamente, tutto riferito piu' al piano psicologico che a quello materiale, ma non del tutto. Perche' mia moglie e' rimasta ad affrontare lo stress delle telefonate di banche e fornitori alla ricerca del titolare di una ditta che, non essendo pagata dai suoi clienti, avendo da pagare tasse piu' alte di quello che aveva guadagnato, aveva chiuso. Ma essendo una ditta artigianale il chiudere non cambia niente. I debiti rimangono. Fra debiti, mutuo della casa e il mangiare, potendo pagare solo per uno dei tre, avevo deciso di pagare per il terzo. Per il resto, quando capisci come davvero funziona, quando sai cosa ti possono portare via e cosa no, Equitalia e le banche non fanno piu' paura. Anzi, ti rendi conto che se decidi di vivere nell'illegalita' tutto e' piu' facile. Niente bollo dell'auto da pagare, o multe, tassa sui rifiuti, canone Rai (per altro disdetto). Puoi anche andare a funghi nell riserva naturale fregandotene dei guardaboschi. In 15 minuti riempi il paniere. E la miseria che i clienti ti elargiscono per il tuo lavoro, sfruttando il fatto che c'e' sempre qualcuno disposto a lavorare per meno, quella miseria ti basta se non devi pagare il mutuo e le tasse. Che per avere una vita senza eccessive difficolta' si debba vivere "disonenstamente" e; una delle "piccole cose" che mi avevano avvelenato il sangue di rabbia. E non puoi svegliarti alle 4 o 5 di mattina gia' rabbioso. 
    Quando tutti gli sforzi, tutti i miei lambiccarmi per cercare una soluzione che ci tenesse insieme in qualche modo sono andati ad infrangersi sullo scoglio della resistenza passiva offerta da mia moglie, ho prenotato un biglietto di sola andata per Londra ed organizzato la mia partenza. E credo di essere partito appena in tempo.
    Il mio ultimo cliente e' stato un Finanziere. Non ho mai accettato un cliente in uniforme, li ho sempre scansati. Questa volta mi chiama un amico, proprietario di una Agraria, e mi dice: -C'e' un cliente a cui tengo molto che cerca un bravo giardiniere. E' un ufficiale della Finanza. Ce l'ho di fronte. A parte te non saprei chi altri presentargli. "Merda!" penso, "E' nei guai." -Dagli pure il mio numero-, dico. Avevo gia' il biglietto dell'aereo in tasca, quindi non mi preoccupai piu' di tanto.
     Andai a trovare il cliente, contrattammo la cifra (rigorosamente senza fattura, quando mai un Finanziere vuole la fattura?) e il metodo di pagamento. Lui si fece un primo sconto di 50 euro su 600 e a ruota un secondo di altri 50, e porto' il pagamento da due rate a tre. Non poteva permettersi di pagare 500 euro tutti insieme, pero' girava col BMW capottabile. Quando lasciai l'Italia non aveva ancora finito di pagare. Mio padre e' dovuto andare a cercarlo a casa mesi dopo per avere gli ultimi 200 euro. Ma non e' tutto: ogni volta che andavo da lui (il mio lavoro era quello di recuperare il suo giardino, in particolare il prato, quasi morto a causa di una cattiva manutenzione e un attacco fungino) mi chiedeva sempre lavori supplementari a quelli pattuiti, ovviamente non pagati. E facendogli visita ogni 10 giorni per 3 mesi le occasioni erano numerose, motivo per cui cercavo di andare quando non c'era oppure con gli attrezzi indispensabili all'intervento programmato e nient'altro. Un giorno mi chiese di sostituire con un pezzo di prato pronto in rotoli una parte del prato, meno di 50 centimetri quadri, l'unica parte oltre la soglia di recuperabilita' gia' prima del mio arrivo. Non avevo una vanga, non avevo una pala, non avevo niente adatto a rimuovere la cotica di prato morto. Cosi' mi dette un coltello da cucina. Be', ero li' in ginocchio, a tagliar via l'erba morta, e quello se ne stava in piedi davanti a me, sproloquiando su quanto fosse bravo e corretto e quanto avesse dato allo Stato che non gli restituiva abbastanza. E io avevo quel coltello in mano. E' stato solo per una frazione di secondo, ma mi sono ritrovato a dirmi, nella mia mente: "Il vicino mi ha visto, sa che sono qui. Se gli pianto il coltello in pancia come faccio a non farmi beccare?"
     Non sto esagerando, credimi. C'e' stato un momento infinitesimale durante il quale ero deciso ad uccidere quell'uomo. E' durato uno o due battiti di cuore, non di piu', ma ci fosse stato qualcosa di appena diverso quel giorno, che so, la temperatura qualche grado piu' alta oppure un litigio con mia moglie, allora quel momento sarebbe potuto essere piu' lungo, lungo abbastanza da passare da pensiero ad azione. Cosi' non e' stato e sono venuto a Londra.
    Il primo alloggio e' stato in un ostello, meno di una settimana, poi 3 o 4 settimane nella casa sudicia di un inglese, cose che ho gia' descritto in un post precedente. Tutto era nuovo e tutto era bello quelle prime settimane. La camerata mista dell'ostello era divisa con dei ragazzi spagnoli, due coppie tranquille, una intelligente e l'altra stupida, ma almeno non mi sono capitati indiani dai piedi puzzolenti. La mattina del 17 giugno avevo un colloquio, una interview, per le 10. Avevo puntato la sveglia alle 7, ma quando mi svegliai era luminoso come a Mezzogiorno. Sicuro di non aver sentito la sveglia, o che non avesse suonato, afferrai il mio cellulare per controllare l'orario: le 4. Le 4 del mattino intendo. Che le giornate estive si fanno piu' lunghe avvicinandosi al Polo non ci pensi davvero finche' non lo esperimenti.
    Ovviamente non ci fu verso di riprendere sono e alle 5 lasciai l'ostello, sotto gli sguardi increduli dei ragazzi alla recezione, indossando una maglietta ed una camicia, tenuta sbottonata e con le maniche arrotolate. Alle 8 stavo correndo alla ricerca di un negozio aperto per comprare una felpa, perche' la temperatura era crollata di colpo e stavo morendo di freddo. Gli sbalzi di temperatura e' una delle cose a cui ci si deve abituare e alla svelta in UK. Sono cosi' comuni che i nativi hanno sviluppato una pressoche' totale insensibilita' alle temperature. Mentre un italiano percepisce una differenza di 4 gradi in piu' o in meno, loro non si accorgono di niente. Ho visto gente per strada in maglietta sudare al punto da bagnarla alle 7 di mattina a febbraio, compagni di lavoro con indosso giacche di pile pesante quando io sudavo in maglietta, ed in maglietta quando io, col pile addosso, sentivo freddo.
    Feci tre colloqui in tre giorni, e gia' al venerdi' avevo il primo lavoro. Un' agenzia mi mando' a lavorare come giardiniere per un ditta il cui 90% degli operai erano polacchi che parlavano polacco sopra la mia testa. Dopo 3 settimane, avendo ormai perfezionato  al massimo la mia pronuncia di "fuck", "fucking" e "curva" (il corrispettivo polacco di fuck) lasciai la ditta che non aveva altro da darmi. Non che avessi un altro lavoro, solo una prova fissata per il sabato mattina presso un grande fiorista della City che voleva avviare un settore di giardinaggio. Lasciai comunque il mio primo lavoro, mi presentai in anticipo per la prova, ed aspettai piu' di un'ora il ragazzo che doveva farmi il trial, in ritardo per non si sapeva quale motivo e senza che nessuno degli altri dipendenti sapesse perche' io ero li'.
    Alla fine arrivo'. Era un ragazzo polacco, ed a quel punto la mia antipatia per i polacchi era cresciuta a livello di insopportazione. Mi fece un trial ridicolo, chiedendomi tre, quattro nomi di piante e poi sheckerandomi a giro per la City in una Smart che guidava da cani, a scatti sufficienti a far venire il mal di mare. Sul terrazzo dell'unico cliente che visitammo quel giorno, piu' che altro per portare il materiale necessario ad una delle fioriste per preparare delle composizioni di fiori recisi in vaso, mi passo' un biglietto con un numero di telefono. -E' il numero di una mia amica che cerca giardinieri-, mi disse. 
    -E perche' me lo dai?-chiesi.
    -Perche' ti voglio aiutare. E voglio aiutare lei. Sai, nel caso che tu non abbia questo lavoro.
    -Ah. Ho capito.
    Ed infatti non ebbi quel lavoro. A mezzogiorno mi disse che non c'era altro da fare, non che avessimo fatto qualcosa, e mi mando' via dicendomi avrebbe riferito al titolare. Mi immaginavo cosa avrebbe riferito, piu' o meno, e non ci fu modo di parlare col titolare, ovviamente, cosi' chiamai il numero che mi aveva dato il martedi' successivo.
    Forse le 7 di mattina fu troppo presto per chiamare la titolare della ditta, e la telefonata si risolse con una incomprensione: il mio "Could I come tomorrow for the trial?" fu inteso come se io non fossi disponibile per tutta la settimana. O forse era solo un altro scherzo del galletto polacco. Fatto sta che ero riuscito a perdere non uno, ma tre lavori tutti insieme, contando quello che avevo lasciato.
    Un po' demoralizzato me ne andai in biblioteca e, usando un loro terminale a disposizione degli utenti (non avevo ancora un PC ne' la casa dove stavo aveva connessione internet), misi un annuncio sul sito Gumtree: giardiniere con 20 anni di esperienza cerca lavoro. Un' ora dopo avevo un messaggio in segreteria telefonica e il mio secondo lavoro a Londra. Proprio alla vigilia del mio primo trasferimento: stavo per lasciare Willsden Green, nell'area detta North London, per andare a vivere a Leyton, in East London.
    Per oggi mi fermo qui. Dove sono i Riots e dov'e' l'amore, dirai. Be', i riots sono accaduti ad agosto ed io sono appena a meta' luglio col mio racconto. In quanto all'amore, l'amore mi sa che e' il filo rosso che passa attraverso tutto questo anno e mezzo e di cui ancora non vedo la fine. Semplicemente, dopo aver scritto frammenti dei miei sentimenti e schegge di follia schizzate fuori dal crollo della mia precedente vita, sentivo la necessita' di raccontare in modo chiaro e lineare la mia storia. Per farlo era necessario un passo indietro, anche qualcuno in piu' di uno, fino all'inizio della mia avventura londinese per ripercorrere le sue tappe in ordine cronologico. Questa e' stata la prima tappa, la prima fase, quella dell'entusiasmo spumeggiante poco adatto ad un quarantenne, forse. Una fase caratterizzata dall'assenza di internet, dalla lettura di molti fumetti in inglese, e da una vera e propria crisi di astinenza da sesso. Vedevo gli spermatozoi nuotarmi davanti alle pupille. Non ero partito in cerca di avventurette, ma non avevo ancora codificato i miei nuovi principi morali, o per meglio dire non avevo ancora adattato i miei precedenti principi di padre di famiglia tutto lavoro, casa e chiesa (non Cattolica) alla mia nuova situazione di... single? Sbandato credo sia piu' corretto. Insomma, ero li' in quella stanzetta con una gran voglia di scopare, grande al punto da rispondere ad un annuncio di ricerca di attori porno, per poi chiudere la telefonata alla notizia che il 50% della commissione dell'agenzia andava pagato in anticipo indipendentemente dall'essere scelto dopo il provino oppure scartato. Insomma, 500 sterline per una scopata (dubbia) erano decisamente troppe, quindi mi tenni la voglia per qualche mese ancora decidendo di fare di necessita' virtu'.
    Adesso mi fermo per davvero. Perderei chiarezza, e la seconda tappa, quella di Leyton, la fase piu' lunga, durata da luglio 2011 a febbraio 2012, ve la raccontero' un'altra volta. Insieme ai Riots.


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